Gli studenti nel Primo Maggio


Cosenza, P.za Kennedy – ore 17.30

 

Sono oramai più di vent’anni che l’istruzione pubblica viene presa di mira da “riforme” sempre più pesanti. Sia dal centro-destra che dal centro-sinistra si vuole liberare le casse dello Stato dalla responsabilità della formazione delle nuove generazioni e dello sviluppo delle coscienze. Tutto questo per poi regalare finanziamenti e agevolazioni a grandi aziende che magari scappano col bottino licenziando e delocalizzando. A noi restano i tagli ai fondi per le scuola e le università, ma non a tutte, solo a quelle pubbliche, con il beneplacito di Rettori e baroni. Il che comporta un progressivo aumento delle tasse universitarie, a fronte di un calo di materiali e disponibilità per il diritto allo studio.

Ma non è finita qui. Per rendere l’istruzione appetibile alle aziende, si è portata avanti la riforma del sapere a misura del mercato del lavoro. La didattica e la ricerca, infatti, vengono ad essere “orientate” dalle aziende “amiche”. L’interesse da soddisfare non sarà sicuramente quello di assicurare una formazione o sviluppare le caratteristiche di un territorio, ma piuttosto quello di assicurarsi dei dipendenti specializzati e una ricerca applicata a basso costo. E sono proprio queste aziende che tra un po’ (appena applicato il nuovo statuto di ateneo) siederanno nei consigli di amministrazione delle università. Ne indirizzeranno i programmi di studio e ne stabiliranno i bilanci. Anche grazie all’appoggio della rete di docenti che, oltre alla didattica, coltivano già “altri interessi” possibilmente sfruttando qualche studente tesista o aspirante docente.

E anche questo governo “tecnico” non è da meno. La sua proposta di abolizione del valore legale del titolo di studio aumenta la concorrenza tra gli atenei pubblici per la spartizione delle poche briciole rimaste. Nondimeno svaluta la laurea, aumentando ulteriormente la ricattabilità della stragrande maggioranza dei giovani nei confronti delle aziende.

A fronte della dilagante precarietà e disoccupazione giovanile, non si può non comprendere che lo studente di oggi ha già una unità di intenti con le rivendicazioni dei lavoratori.

 

 MO BASTA!

La scuola e l’università non possono essere terreno di sfruttamento e conquista di vari gruppi economici!

La ricerca e la condivisione del sapere devono essere una possibilità garantita a tutti!

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