Sulle elezioni Unical: ve l’avevamo detto!


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Grande è la confusione sotto il cielo. L’avevamo detto!

Comunicato_Stampa_24/09/2012

 

Non possiamo non sottolineare solo alcuni elementi di questi campagna elettorale, riservandoci di esprimerci completamente nel corso dell’ancora lunga campagna elettorale.

La prima, la cosa più importante, è la mancanza di un progetto per l’università che vada oltre le contingenti alleanze e accordi oscuri e semi-oscuri.

Per esempio, per molte voci sono passate critiche alle misure a firma Gelmini e alla commissione di riscrittura dello statuto ad essa conseguente. Questo lo fa sembrare quasi una novità, una notizia di attualità, ma ben altre erano le posizioni in quei momenti e le forze in campo a sostenere la resistenza ai governi nemici di università e scuola pubbliche. In particolare, lo Statuto di questo ateneo è stato liquidato in un clima di forti tensioni, in cui molti -e noi tra questi- si schierarono contro questa “rifondazione” dell’Unical. Molti allora cercarono l’illusione e dipinsero questa fase come un’opportunità. La realtà dei loro stessi interventi in questa campagna elettorale sta lì a smentirli: invece che avanzare nella progettazione di una università all’altezza delle sfide che ci stanno di fronte, il tutto si è risolto in una confusione totale, prodotto di un conflitto di interessi velato ma non sopito. Insomma, uno Statuto d’Ateneo appena nato e già azzoppato è diventato argomento di comodo per candidati e traffichini assortiti.

Pochi i temi proposti in lucida concretezza solamente dalla componente dei ricercatori, con ritrovata compattezza. E’ il caso delle residenze, che costruite con i soldi di cittadini e studenti ora rischiano di diventare strumenti per il profitto di “privati facoltosi”. Anche questa è la degna conseguenza di un Consiglio del Centro Residenziale accorpato al Consiglio d’Amministrazione. Una direzione di questo Ateneo che ne tradisce le sue stesse radici.

Forse è proprio questa la cifra di queste competizioni elettorali, l’assenza di partecipazione di ogni compagine dell’Università. Hanno lasciato un posto vuoto sia fisico che politico le assunzioni e le istanze salariali di ricercatori e personale Ata, così come i bisogni dei tremila studenti a cui anche quest’anno non arriverà la borsa di studio e che per questo saranno costretti a fare i conti con la dura quotidianità di un lavoro sottopagato per un titolo di studio che non gli darà nessuno strumento per poter avere un solido futuro.

 

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