CI VOGLIONO SOTTO I PONTI. CI VEDRANNO SOPRA I TETTI


Dopo sit-in, cortei, assemblee, irruzioni in rettorato (con cui abbiamo strappato al rettore la proroga del pagamento della seconda rata), il Movimento Studentesco Unical alza il tiro.

Non solo metaforicamente, ma praticamente. Siamo saliti sui tetti del cubo 0 della Facoltà d’economia, per manifestare la nostra netta e ferma opposizione contro il DdL Gelmini e tutto quell’impianto di leggi che, a partire dalla riforma Zecchino-Berlinguer, sta distruggendo il sistema universitario libero e pubblico. Mentre la crisi economica esplode in tutta la sua brutalità, colpendo il mondo del lavoro, la lobby politica trasversale, intende fronteggiare questa “sfavorevole congiuntura economica” attraverso politiche di austerità e sacrifici. Nella realtà dei fatti tutto ciò si traduce in una serie di manovre “lacrime e sangue” che colpirà principalmente le classi più deboli. Determinerà un ulteriore peggioramento delle già precarie condizioni di vita di intere categorie sociali.

Si tratta evidentemente di una crisi strutturale di un sistema perverso, marcio fino dalle fondamenta, in cui gli ultimi faticano ad arrivare alla fine del mese, mentre le élites si arricchiscono a discapito di chi lavora, di chi studia, di chi fa ricerca. La crescita continua e costante delle tasse universitarie, che da tempo andiamo denunciando, rientra in questa politica “di sacrifici necessari”. A partire dal prossimo anno accademico ci sarà la necessità di far fronte ad un buco di 18 milioni di euro nel bilancio del nostro ateneo (conseguenza dei tagli della legge 133/08).Per risanare le finanze del campus, il rettore Giovanni Latorre ha dichiarato, negli ultimi consigli di facoltà, che metterà le mani
nelle tasche delle famiglie degli studenti
. Non si tratta di un caso isolato. In molti atenei italiani, per fare fronte agli stessi problemi sono state aumentate le rette. È evidente, a questo punto, che i rettori anziché respingere al mittente i tagli del governo, preferiscono piegarsi alle logiche del potere e del mercato. Esiste infatti un chiaro progetto, scritto a più mani (tra Confindustria, Aquis, baronie universitarie e governi europei e nazionali) che ha il preciso scopo di spingere il sistema universitario verso un di riforma dell’istruzione superiore, del tutto funzionale alle esigenze delle industrie. Questo progetto si declina a partire da due semplici parole d’ordine: privatizzazione, oppure aumento delle tasse.

In entrambi i casi ci andranno di mezzo i soggetti precari, che:

  • non avranno libero accesso all’istruzione;

  • avranno borsa di studio sotto forma di debito;

  • non avranno il diritto di studiare e fare ricerca liberamente;

  • potranno solo sperare in un futuro incerto e precario.

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  1. #1 di Antonella Petris il Giugno 24, 2010 - 10:30 pm

    Ho letto questo ed altri articoli e li ho trovati molto interessanti.

    Io, in primis, condivido le vostre idee e sono fermamente contraria alla riforma Gelmini, così come ai tempi lo ero alla riforma Moratti: del resto, è impossibile non vederne una continuità.
    L’introduzione del 3+2 ha introdotto il concetto di “privatizzazione e meccanizzazione della cultura”: l’obiettivo della nuova università non è più quello di creare menti attente ed evolutive, bensì menti sopite e spesso confuse, che rispondono soltanto ai comandi imposti.
    Questa riforma mina, giorno dopo giorno, alla libertà individuale di ogni cittadino, distruggendo l’unico mezzo che l’uomo ha sempre avuto per evolvere: il sapere e le innovazioni.

    Io credo che l’unico tentativo possibile, affinché si verifichi un cambiamento reale, sia una rivoluzione culturale.
    Sono convinta che lo crediate anche voi.

    Il motivo del mio commento è, tuttavia, una curiosità, una domanda che mi sono posta.
    Premetto che non è mia intenzione sminuire la vostra dedizione, il vostro lavoro, le vostre idee e la forza che spendete per realizzarle.
    Tuttavia, io mi chiedo se non sia più opportuno, oltre che agire con proteste, diffondere queste idee con più forza.
    Ci troviamo in un’Italia censurata, con un’informazione che è l’esatto contrario di quella libera, con dei mezzi di comunicazione potentissimi che manipolano la maggior parte della popolazione; come possiamo pretendere di realizzare una rivoluzione culturale, se le nostre idee non sono diffuse nel modo più corretto possibile?
    Da osservatrice, quale sono, immagino quanti rifiuti e superficialità riceviate, in cambio dei vostri volantini e del vostro giornale: di certo molte persone continueranno ad usare lo stesso atteggiamento, ma ce ne possono essere molte altre disposte quantomeno a comprendere e poi a collaborare, o dissentire.
    Anche il confronto è una crescita.

    Mi chiedo ad esempio perché non aprire un forum, che è molto diverso da un semplice sito in quanto permetterebbe un confronto più intenso ed interessante; mi chiedo, ad esempio, perché non organizzare serate culturali, di poesia o quant’altro, variando temi ed argomenti.
    Molte persone appartenenti a mondi diversi avrebbero la possibilità di partecipare e venire direttamente a contatto con il vostro mondo, avrebbero la possibilità di conoscere una realtà probabilmente fino a prima nota solo “de auditu”.
    So che avete spesso organizzato il cineforum e tante altre attività, però, anche in quel caso, se una persona non visita il vostro sito o non legge un vostro volantino, magari non ne viene neppure a conoscenza.

    La diffusione e la comunicazione sono importantissimi, bisogna contrastare ciò che stò accandendo:”Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.”(Pier Paolo Pasolini)

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