Sul clamore mediatico suscitato dalla contestazione a Delle Chiaie


Comunicato stampa  1/10/2012

 

Cari direttori e cari giornalisti, ancora una volta ci troviamo a dover ribadire l’ovvio, a dover riportare il punto sui fatti realmente accaduti.

Innanzitutto per l’amore del vero. Infatti, in conseguenza della contestazione a Delle Chiaie, avvenuta venerdì scorso a Cosenza, sono state dette e scritte falsità e inesattezze. Come fa, per esempio, una manganellata a passare per una perdita di sangue dal naso? Sono in bella mostra su internet dei video che mostrano chiaramente come l’occhio del manifestante sia stato colpito senza nemmeno la benché minima provocazione. Altri video e altri lividi dimostrano che la realtà è distante dal racconto mediatico. A prescindere dalle questioni di merito, questa mistificazione e strumentalizzazione è un fatto. A Saccomanno e agli altri feriti va la nostra totale solidarietà.

In secondo luogo, possiamo essere d’accordo con Oreste Scalzone (Calabria Ora del 28 settembre) che il Marchionne sia più pericoloso del Delle Chiaie e che probabilmente l’editore di “l’aquila e il condor” sarà molto grato ai contestatori. Possiamo essere d’accordo con Scalzone, ma non con quei dipendenti e proprietari dell’informazione che, comodamente sistemati nei loro uffici, ogni giorno contribuiscono non poco a serrare gli occhi e le orecchie su quanto ci accade attorno.  E’ una questione di responsabilità: non seguire quella strada (sicuramente più remunerativa) porta forse un poco più in là dello stereotipo del giornalista. Ci vuole una buona misura di coraggio, soprattutto in una terra come la nostra, a raccontare onestamente la realtà.

Possiamo essere d’accordo con Scalzone, ma sicuramente non saremo mai d’accordo con coloro che si sentono rattristati o nauseati da un movimento non perché ne vivono le carenze e contraddizioni, ma perché hanno semplicemente (e colpevolmente) scelto di ignorarlo. C’è, infatti, una comunità di persone che mettono in gioco i loro corpi con una l’idea di non accettare le ingiustizie di questa società  e con la speranza di cambiarla. Cosa molto meno coraggiosa è offrire il fertile terreno mediatico al pericoloso veleno della menzogne, magari facendole passare per parole di perseguitato, di martire. Non sono i Delle Chiaie o i Ciccio Franco gli eroi di questo Paese e nemmeno i suoi idealisti. Sono tra quegli esseri che, per i loro esclusivo tornaconto, hanno sguazzato nei punti oscuri della nostra storia, nei punti “non ancora indagati”.

Chi usa argomenti altisonanti per tirare in ballo, dopo tutti questi anni, il ritornello del “rosso e nero” ha evidentemente un obiettivo diverso dalla verità. La Calabria che si impegna e che si batte per le propria rivincita contro lo sfruttamento e le ingiustizie esiste. Proprio per il suo sacrificio non possiamo accettare questo giogo mediatico che distorce la realtà e ci rende inconsapevoli delle nostre risorse.

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