VERSO IL 18 DICEMBRE


Nelle ultime settimane avrete sicuramente sentito parlare di blocco del turnover, punti organico, incontri dei rettori del sud col ministro Carrozza, virtuosismo …

Per capire di cosa si sta parlando, bisogna necessariamente informarsi, indignarsi e agire.

Da almeno cinque anni le università italiane, anziché essere finanziate, in un’ottica di sviluppo per ottimizzare formazione e ricerca, si trovano torturate, in continua lotta per la sopravvivenza, dal governo statale, che vuole classificare gli atenei premiando quelli più “virtuosi”.

 Il concetto di virtuosità è stato introdotto nel 2008, con il decreto Gelmini, con un indicatore che consisteva nel minimizzare il rapporto tra spese per stipendi e fondo statale per il funzionamento ordinario. In sostanza, invece che premiare didattica e ricerca di qualità si redistribuivano i tagli al finanziamento.

C’è stata un ultima stretta, confermata e peggiorata dal Decreto Punti Organico 713/2013 del ministro Carrozza, che ha imposto agli atenei pubblici l’indicatore di stabilità economico-finanziaria (ISEF). Secondo l’isef un’università diventa virtuosa sostanzialmente se spende poco, se si accaparra progetti nazionali, se alza le tasse degli studenti. Questo si traduce in una naturale emorragia delle iscrizioni oppure in una declassazione delle Università meno “virtuose”, o pubbliche, a mero strumento di didattica di “primo soccorso” deputato all’educazione superiore limitata alle triennali, parcheggio per giovani meno abbienti con sogni illusi.

Non possiamo lasciare ancora una volta che le decisioni vengano calate dall’alto a discapito degli studenti (e delle loro famiglie) che, posizionati alla fine della catena di montaggio, si trovano a pagarne le conseguenze. Non permettiamo al blocco del turn-over di portare al collasso il sistema universitario italiano. Manteniamo il finanziamento attuale e portiamo i livelli di ricambio docente a prima della scellerata riforma Gelmini.

Il blocco del turn over deve finire adesso!

Ma questo non basta. Crediamo che si debba investire nell’istruzione pubblica e per ciò risanare gli effetti che il turn over ha avuto sulle nuove assunzioni negli ultimi cinque anni (dalla legge 133 del 2008).

Vogliamo un piano di rifinanziamento che recuperi i tagli degli ultimi anni!

I criteri e i finanziamenti con cui si deve misurare la crescita dell’istruzione pubblica devono venire da un reale confronto all’interno di ogni ateneo tra tutti gli studenti e i lavoratori. Solo con una trasformazione “partecipata” si può uscire da questa situazione di crisi.

 Tutta la comunità universitaria deve decidere cosa è virtuoso!

 

manifesto

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