Allora come adesso non c’era niente da festeggiare


(16 gennaio)

Fervono i preparativi per la grande festa dei quarant’anni dell’Università della Calabria. Tutto è pronto e il nuovo auditorium è tirato a lucido per l’occasione. Anche noi studenti vorremmo poter festeggiare il quarantesimo anniversario della nostra Università. Vorremmo poter essere i testimoni della realizzazione del sogno per cui è stato creato il campus: il luogo del sapere per tutti, strumento di emancipazione in una terra martoriata. Vorremmo che, grazie alla conoscenza, la nostra terra si fosse realmente liberata dalle catene dello sfruttamento e della precarietà, che, da sempre, si traducono in emigrazione e diaspora, fatale emorragia di idee prima che di affetti.

Eppure la situazione che ci si presenta è un’altra. Una università che, a causa delle manovre governative degli ultimi quattro anni, è bandiera al vento dei profitti di politici e mercanti. Anche questo governo con le sue violente misure si è schierato in continuità con l’operato di coloro che l’hanno preceduto, attaccando la sopravvivenza di un sapere libero e a disposizione di tutti. Misure che sono state apertamente avallate e sostenute nei fatti da chi ha gestito in questi anni Università e territorio. Vediamo un numero sempre più importante di noi studenti che per l’abbattimento dei fondi destinati al diritto allo studio, si trovano a metà strada, incastrati tra l’illusione sempre più tiepida della laurea ed il mondo del lavoro nero e sottopagato.

Questa nostra Unical è fatta per tutti ad eccezione degli studenti e la macchina selettiva che si è messa in moto per regolare il festeggiamento dell’imminente quarantennale ce ne da triste conferma.

L’inaugurazione sarà ad uso e consumo del carosello politico istituzionale di questa regione.

Noi non dimentichiamo quanto accaduto tre anni fa, in occasione della visita del Presidente della Repubblica, in vista dell’inaugurazione dell’anno accademico, l’UNICAL fu blindata. In quel momento l’università era sotto l’attacco della prima legge gelmini, una manovre più disastrose che hanno investito il mondo dell’istruzione pubblica. Alla cerimonia gli studenti non furono graditi e coloro che decisero comunque di portare il loro messaggio al presidente furono malmenati dalle forze dell’ordine e denunciati. All’epoca tutto si risolse dietro la cortina del protocollo.

All’epoca non c’era altro modo, si disse.

Ma oggi? Anche oggi agli studenti non è dato assistere alla cerimonia vera e propria, se non previa prenotazione e dopo essersi assicurati che nessuno “di importante”, politci, autorità militati e religiose, rettori di altre università, sia rimasto senza posto. Per tutti gli altri 35000 studenti ci saranno a disposizione un migliaio di posti per assistere alla teleconferenza dell’evento. Oggi l’Unical rivivrà una separazione autoritaria che vedrà da una parte i controllori e dall’altra i controllati.

Noi non festeggeremo, abbiamo l’impressione di essere l’effetto collaterale di una concezione di sviluppo che non ha nulla a che vedere con l’emancipazione del popolo calabrese, uno sviluppo fatto di poteri, politicanti, clientele, call-center, ipermercati, palazzinari e spacciatori.

Di tutti quelli che si arricchiscono sulle spalle degli studenti.

Loro sì, ci saranno, ringrazieranno e festeggeranno.

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