Sugli esami straordinari:
ORGANIZZIAMOCI PER UNA NUOVA UNIVERSITÀ
E’ ormai una verità assodata che per garantire i nostri diritti abbiamo bisogno di mobilitarci ed è per questo che ci sentiamo di condividere alcune riflessioni riguardanti la petizione promossa da alcuni studenti di Edile-Architettura.
Avere una organizzazione degli esami adeguata alle proprie esigenze è importante, soprattutto in una facoltà come quella di ingegneria nella quale l’organizzazione del proprio percorso di studi si traduce automaticamente, per ore di laboratorio e carico didattico, in organizzazione di vita. È appunto per questo motivo che già due anni fa abbiamo lottato ottenendo che venissero mantenute tutte le finestre di esame dell’ordinamento didattico 509 (nuovo ordinamento) che la facoltà aveva deliberatamente ridotto.
Detto questo, concedeteci un paio di precisazioni. La condizione di studente fuori corso si divide in due: lo studente laureando ed il fuori corso “impenitente”.
Per il primo esiste, la possibilità di accedere a finestre d’esame straordinarie, da concordare puntualmente con il relativo professore prima di ogni sessione di laurea. Per poter partecipare a queste finestre è necessario soddisfare due requisiti che vengono tarati in maniera differente dai vari corsi di laurea: numero di esami da sostenere massimo e numero di partecipanti minimo.
Per quanto riguarda la categoria dei fuori corso “impenitenti” invece gli studenti di Edile-Architettura sono i soli ad avere una sessione, quella di novembre, che – per regolamento – è dedicata a tutti i fuori corso (senza limitazione d’esami da sostenere). Questa situazione è stata riproposta, a prescindere dalle voci di corridoio, anche per l’anno prossimo.
Và considerato che gli appelli straordinari, benché possano essere sfruttati in extremis, non mutano le condizioni generali di un corso di laurea. Essere fuori corso, soprattutto nella nostra facoltà, non dipende certamente dal numero delle finestre d’esame. L’estenuante rincorsa agli esami, che diventa disperata per i fuori corso, è piuttosto la cifra di un sistema universitario inadeguato alle esigenze degli studenti. Una università che, anche per organizzare attività didattiche e servizi, ha scelto come unico metro di misura quello economico.
Per questo motivo la sacrosanta rivendicazione di un numero di appelli adeguato alle esigenze degli studenti diventa una battaglia contro la scarsità di risorse imposta all’istruzione pubblica da prima della legge finanziaria 2008 fino ad oggi con l’imminente spending review di Monti.
Se è giusto che gli studenti fuori corso debbano avere almeno una sessione a loro dedicata questo deve essere vero per tutti i fuori corso e per tutti i corsi di laurea.
Commenti Recenti