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LA VERA VIRTUOSITA’ E’ L’ISTRUZIONE PUBBLICA

Nelle ultime settimane il clima tra gli atenei del meridione si è surriscaldato attorno al decreto in materia di assunzioni del 9 agosto targato MIUR a firma del ministro Maria Chiara Carrozza (DM 713/2013).

Gli scudi delle università del sud si sono levati contro la sperequazione che il nuovo meccanismo distributivo dei PO (punti organico) determina tra questi atenei e quelli del nord che ne risulterebbero avvantaggiati.

Non serve entrare nel merito della selva burocratica che, a partire dal 2009 con la circolare Masia, ha fatto si che all’università i conti non si facciano in euro ma in PO, per comprendere quanto il si­stema universitario italiano si stia soffocando di carta nella speranza che quest’ultima possa miglio­rare la situazione.

I fatti sono semplici. E la “questione meridionale” c’entra ben poco.

tabellina Docenze dal 2008 al 2012. Ufficio statistiche del MIUR

Dalla legge 133 del 2008 volontà politiche ben precise hanno bloccato il naturale meccanismo di compensazione dei pensionamenti (turn over). Questo non senza responsabilità da parte di quegli ambienti accademici teorici della virtuosità economica.

Così il numero dei professori in servizio nelle università italiane, stando alle statistiche ministeriali, è sceso di tredici punti percentuali in meno di cinque anni e questo prima della Carrozza. Nonostan­te a scendere siano state pure le iscrizioni degli studenti, questo ha comunque portato ad avere 1 solo professore per 18 studenti, con importanti ripercussioni sulla qualità della didattica. Stando ai dati rilevati dall’organizzazione per lo sviluppo economico e per la cooperazione (OECD) nel suo studio “Education at a Glance” pubblicato nel 2012, nell’area G20 peggio di noi solamente Indonesia, Sud Africa, Belgio, Slovenia e Repubblica Ceca. Questi paesi hanno già ricominciato ad investire sulla formazione. Noi? Stando all’ultima legge di stabilità, fermeremo la discesa lentamente per tornare a poter rimpiazzare tutti i pensionati dell’anno precedente solamente fra cinque anni. In soldoni: i professori continueranno a diminuire fino al 2018 per poi restare pochi per sempre.

Di fatto, la natura iniqua dei meccanismi di distribuzione dei PO alle università, non è una novità del duemilatredici. Gli atenei sono identificati come virtuosi o meno secondo criteri di bilancio sin dall’1 gennaio del 2009.

Purtroppo, per essere chiari, siamo costretti ad entrare nel merito.

Nel tempo che ci separa dal 2008 la normativa che decide cosa sia o non sia virtuoso ha fatto veloci passi in avanti e su questo bisogna porre la giusta attenzione. All’indicatore di virtuosità “classico”, quello di Mariastella Gelmini, il tecnico Profumo ne ha affiancato un secondo che, per l’entusiasmo con cui è stato accolto un po’ da tutti, pare avere tutte le carte in regola per sostituirlo. Il primo con­siste, banalmente, nel minimizzare il rapporto tra spese per stipendi e fondo statale per il funziona­mento ordinario, il secondo è un po’ meno immediato, ma altrettanto ridicolo; viene denominato in­dicatore di stabilità economico-finanziaria (ISEF).

Secondo l’ISEF dei tecnici: se spendi poco sei virtuoso, se riesci ad accaparrarti progetti nazionali sei virtuoso, se alzi le tasse agli studenti sei virtuoso.

Se prima era virtuoso chi accettava col sorriso i tagli del governo traducendoli, con ebete automati­smo, in licenziamenti e riduzione dell’offerta formativa, oggi il virtuosismo consiste nel saper tra­sformare tutti gli atenei dando loro la stessa connotazione: didattica per i pochi studenti che possono permettersela e ricerca finalizzata alla soddisfazione delle volontà ministeriali del momento (ora crescita istantanea del PIL). Questo indipendentemente dal ruolo e dai bisogni territoriali per cui ognuno dei circa 60 atenei Italiani è nato.

In sostanza, ad oggi, i governanti d’Italia sembrano gli unici in Europa a credere che l’alta formazio­ne di tutti i loro elettori e non solo non sia un fattore di sviluppo economico.

E’ vero che alzare il livello medio di conoscenza di una società non deve necessariamente portare a maggiori introiti e ad una maggiore produzione. Per alzare il PIL sarebbe meno problematico avere a disposizione persone ubbidienti comandate da una élite accomodante, selezionata nei propri vivai, piuttosto che milioni di cittadini che grazie al diritto alla formazione fanno crescere la loro consapevolezza e le loro capacità.

Ma la crescita incondizionata e il profitto non sono il criterio da utilizzare, dovrebbero esserlo invece le necessità dei cittadini e dei territori.

L’Università della Calabria ne è la lampante dimostrazione. In una terra di confine come la nostra e come molte altre ce ne sono, non solo al sud, la ricaduta sociale di una Università va ben oltre la crescita economica.

Da qui bisogna partire per risollevare le sorti di tutti gli atenei Italiani. E’ necessario che questo dica tutta la comunità universitaria italiana, a partire da quella dell’UniCal. Rinnegando quella politica che ci vuole oggi in ginocchio ad elemosinare la giusta disparità di trattamento, tra i virtuosi di secondo livello e noi virtuosi semplici ed a sperare, ancora una volta, che dalle pagine delle future normative non prendano forma nuovi e più temibili mostri.

Non permettiamo al blocco del turn-over di portare al collasso il sistema universitario italiano. Manteniamo il finanziamento attuale e portiamo i livelli di ricambio docente a prima della scellerata riforma Gelmini.

Il blocco del turn over deve finire adesso!

Ma questo non basta. Crediamo che si debba investire nell’istruzione pubblica e per ciò risanare gli effetti che il turn over ha avuto sulle nuove assunzioni negli ultimi cinque anni (dalla legge 133 del 2008).

Vogliamo un piano di rifinanziamento che recuperi i tagli degli ultimi anni!

I criteri e i finanziamenti con cui si deve misurare la crescita dell’istruzione pubblica devono venire da un reale confronto all’interno di ogni ateneo tra tutti gli studenti e i lavoratori. Solo con una trasformazione “partecipata” si può uscire da questa situazione di crisi.

 Tutta la comunità universitaria deve decidere cosa è virtuoso!

Laboratorio politico p2occupata – Cubo Risonante  

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Che ne sarà della formazione pubblica?

RENDE, 22/02/2013_Comunicato Stampa

Ancora una volta il destino dell’istruzione è subordinato alla mancanza di un disegno che abbia al centro il futuro degli studenti. Rimangono i dubbi e crescono le perplessità rispetto il destino dell’offerta formativa del nostro Ateneo.

Secondo le normative imposte dal Ministero, il monte ore di didattica offerto dall’UniCal sarà ridotto di circa 6mila ore. Un impoverimento che proviene dalla subordinazione, forse fin troppo passiva, della comunità accademica alla “riforma Gelmini”. Ci tocca dire che questa questione diventa marginale rispetto i problemi che ci troveremo ad affrontare. Il che dovrebbe far riflettere.

Infatti, il Senato Accademico di ieri ha proseguito nella linea che ci ha portati a questa crisi. Affidare ad una commissione interna il lavoro di ri-organizzazione dei corsi di laurea e degli insegnamenti è sbagliato oltre che pericoloso. Ancora una volta agli studenti non sono stati dati i mezzi per essere informati su quanto riguarda la loro formazione. Per avere un’idea della trasparenza che caratterizza gli organi accademici, basti pensare che chi vive l’università deve conoscere cosa sarà del futuro del proprio ateneo attraverso i quotidiani locali.

E tutto ciò senza avere la possibilità di partecipare e di contribuire fattivamente a questo cambiamento. Infatti, tutt’ora non è chiaro secondo quali logiche sono stati costruiti i Dipartimenti, organi centrali delle ristrutturazione dell’Ateneo. Sono proprio i dipartimenti che, per legge, hanno la responsabilità della costruzione di un adeguato piano per la didattica. Nonostante ciò, vengono di fatto commissariati in favore della suddetta commissione.

Questo testimonia come gli organi accademici abbiano intenzione di gestire la nostra università. Inoltre, gli insegnamenti di questa università sono un patrimonio pubblico da difendere e stimolare quanto più possibile. Gli insegnamenti opzionali, sono una parte importante dell’offerta formativa e perciò non sacrificabili. Ancora più importante è poi il reale controllo sulla riorganizzazione della didattica. Infatti, chi ci garantisce che in questo clima di tagli e riorganizzazioni selvagge non saranno mantenuti non solo gli insegnamenti opzionali, ma anche quelli caratterizzanti?  Di questo passo si arriverà all’abolizione di fatto del valore del titolo di studio.

Ora è il momento per invertire la rotta. Il Senato Accademico non può decidere in solitario, votando nell’unica seduta del 28 febbraio, il destino dell’UniCal. È il momento che anche gli studenti, i diretti interessati del sapere pubblico, possano decidere della loro didattica.

 

 

Laboratorio Politico P2 Occupata

 

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Elezioni e Istruzione pubblica: quando decidiamo noi?

Il 24 e il 25 febbraio gli italiani sono chiamati alle urne per decidere del futuro governo del nostro Paese. I tre grandi schieramenti che si contendono la legislatura sono: il PD di Bersani, il PDL del padre padrone Berlusconi ed il “terzo polo” dei vecchi Casini, Fini e del tecnico, scopertosi improvvisamente politico, Monti. Non possiamo non notare come, a completare il desolato panorama elettorale, ci sono una serie di compagini politiche che puntano sullo sclerotico meccanismo del porcellum per contare qualcosa in una logica di grande coalizione, accompagnate dalla figura di Grillo, disposto ad essere tutto e niente pur di cavalcare il disagio popolare.

In questo periodo di campagna elettorale i temi che ci riguardano da vicino vengono trattati in maniera decisamente superficiale, più per opportunismo che per reale interesse. Per questo, è necessario ricordare le riforme disastrose negli anni passati e le relative responsabilità. Concentriamoci sull’ambito a noi più vicino: quello universitario e della ricerca.

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Sulla didattica non decidete da soli

Contro l’università usa e getta. L’unica soluzione è la partecipazione.

 

RENDE, 20/02/2013_Comunicato Stampa

L’Università della Calabria è in piena emergenza. Insieme ad altre università è stata colpita dal completo riassestamento imposto dall’alto con la legge a firma Gelmini. Tra l’altro, l’intera offerta didattica dovrà essere rivista. E i conti non tornano.

Molti dubbi attanagliano gli studenti, mentre l’incertezza regna sovrana. Infatti, questo è l’ennesimo passo di un sostanziale commissariamento del governo dell’università, avviato con l’approvazione della legge 240. Ultimo passaggio di tutta una serie di riforme che non hanno nemmeno il tempo di essere approvate che sono già da modificare.

La trasformazione degli organi di amministrazione dell’ateneo e la riscrittura dello statuto hanno rivelato appieno lo spirito presente all’interno dell’UniCal: la discrezionalità. Infatti, se al centro del nuovo disegno di università ci saranno i Dipartimenti, con quale logica sono stati costituiti? Secondo legge, il criterio unico è il numero 45 componenti docenti. Infatti, nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Edile c’è un biologo. Nulla da eccepire sul concetto di sapere universale, anche se questo sembra proprio un pastrocchio. Per non parlare di Dipartimenti come quello di Ingegneria Ambientale associato con Ingegneria Chimica. Sperimentazione? Dulcis in fundo, l’offerta didattica ora sarà basata sulle sole “disponibilità” all’interno dei singoli 14 Dipartimenti. Ciascuno si fa i calcoli in proprio, insomma. Come si fa a costruire un disegno unico? Sarà una federazione di 14 città-stato? Da qualche parte si stimola un incontro informale dei Direttori di Dipartimento, da un’altra si chiede aiuto al Senato Accademico, ma nessuno ha delle risposte. Ci sono 37 componenti docenti che, a quanto pare, devono “migrare”. Che succederà? Potrebbero venire a cadere interi Dipartimenti e sarebbe tutto da rifare.

Ancora. Perché si è andati così svelti nella formazione dei nuovi Dipartimenti e nella elezione dei rispettivi Direttori, mentre ancora si devono stilare i regolamenti interni (che sono ancora un mistero per gli stessi dipendenti)?

Non è finita. Perché lo Statuto d’Ateneo appena approvato è già da cestinare (come dicono persino i Capi-Dipartimento e docenti che lo hanno votato)? Che fine faranno i nostri 4 Regolamenti?

Duro ammetterlo solo ora: la riforma Gelmini non ha migliorato l’Università pubblica. E la sua applicazione non è da meno. La didattica e la ricerca all’’Università della Calabria si sviluppano in seno ad un vuoto di responsabilità. Gli stessi attori di questo cambiamento, non possono non ammettere che stanno navigando a vista.

Veniamo da una situazione in cui la trasparenza è stata un lusso che nessuno si è concesso, nonostante le norme e suoi criteri criteri fossero noti da almeno un anno. E’ calata una coltre di silenzio e tutte le decisioni sono state prese in riunioni sempre più ristrette per rispondere a interessi sempre più frazionati, spesso in aperto contrasto tra loro.

Volendo essere cinici, l’unico merito della riforma Gelmini finora è stato quello di svelare che chi gestisce oggi l’università non ha una strategia per servire gli studenti e il territorio, non ha obiettivi etici da raggiungere.

Non possiamo continuare a vivere in questa situazione di emergenza e cercare di trovare il modo per raggiungere le caratteristiche imposte dal Ministero. Questa strategia si è dimostrata abbondantemente fallimentare. Ora ce ne serve un’altra: la partecipazione. Se manca una idea fondante di università, dobbiamo ricostruirla dal basso, correggendo le storture di questa realtà.

Non solo. Noi studenti non possiamo continuare ad essere l’oggetto dell’istruzione. Non possiamo continuare a trascurare il futuro di decine di migliaia di giovani che vivono questa università e che ne devono essere i reali protagonisti.

Gli studenti devono diventare il soggetto e non l’oggetto della Didattica. Perché non dovremmo esprimerci sull’organizzazione degli insegnamenti e dei corsi di laurea di questa università? Perché ci vogliono tenere all’oscuro delle decisioni e delle regole che riguardano l’UniCal?

Per questo chiediamo formalmente che nella seduta del Senato Accademico di domani giovedì 21 febbraio venga rimandata la discussione prevista per l’organizzazione dell’offerta formativa. E chiediamo ai Direttori di Dipartimento e agli organi preposti che venga finalmente avviata una discussione pubblica all’inerno dei Dipartimenti, rimandando la decisione finale ad un Corpo Accademico allargato a tutta la comunità accademica.

Laboratorio Politico P2 Occupata

 

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TRASPORTI UNICAL: COSTI PIU’ ALTI, SERVIZI INEFFICIENTI: CHE FINE FANNO I NOSTRI SOLDI?

Gli studenti e i pendolari sono tra i principali utilizzatori del trasporto pubblico. Nonostante ciò, non c’è differenza di trattamento tra questi e tutti gli altri passeggeri nella fruizione del “dis-servizio”.

A qualsiasi calabrese, risulta impossibile da spiegare il costo decisamente esoso e crescente di un servizio inefficiente che continua a peggiorare. Ancor meno ce lo spieghiamo noi studenti che dovremmo essere agevolati per i finanziamenti stanziati al trasporto pubblico locale per via del diritto allo studio. Un costo sproporzionato allo scempio che ogni giorno abbiamo sotto gli occhi.

Non bastano fermate fantasma, poche carrozze del dopoguerra e numeri che farebbero impallidire i trasportatori di bestiame a rendere l’assurdità della vicenda. Seguire i corsi e affrontare la carriera universitaria diventa ancora più difficile se dobbiamo scontrarci con orari impossibili e mezzi di trasporto per nulla affidabili. Raggiungere la nostra università dalle diverse parti della Calabria è sempre più complicato.

Per limitarci alla vita nel campus, noi universitari abbiamo assistito direttamente, in pochi anni e senza miglioramento del servizio, allo straordinario aumento del servizio. Infatti fino ad ora:

 – il biglietto da un’ora da 0.77 a 1.20 e quello giornaliero da 1.55 a 3.00;

 – l’abbonamento mensile che passa da 18 a 25.

Come se ciò non bastasse, l’abbonamento annuale di 100, che garantiva un forte risparmio, è stato cancellato. Il motivo di ciò risulta chiaro grazie alla semplice operazione della moltiplicazione :12 mesi x l’abbonamento mensile di 25  = 300  che garantiscono un guadagno netto di 200.

A fronte di tutto ciò, l’unico “miglioramento del servizio” si può misurare nell’aumento delle multe.

Chi ci garantisce un adeguato servizio? Anche i semplici “punti informazione” e le biglietterie sono diventati oasi nel deserto. Dove comprare il biglietto quando i bar convenzionati terminano le loro scorte o sono chiusi? Come spiegare al controllore che ti fa la multa che non hai avuto la possibilità di comprare il biglietto?

In più, l’organizzazione delle corse ci risulta del tutto lontana dai bisogni degli studenti e dei cittadini tutti. I pullman che collegano l’università al resto della città passano ad intervalli di un’ora e spesso concentrati in pochi minuti. Per non parlare poi del trasporto notturno che sostanzialmente viene a mancare in tutta la città dopo le 21:00 e della domenica in cui anche le circolari passano ogni ora ed è praticamente impossibile procurarsi un biglietto. Con questa organizzazione delle tratte l’università risulta essere praticamente isolata. Ricordiamoci che lo studente non vive solo di libri ma anche di relazioni sociali e pertanto diventa ancora più importante il diritto alla mobilità.

Con gran sorpresa di tutti, il trasporto pubblico calabrese, sia su gomma che su rotaie, viene a costare alla Regione Calabria circa 2/km e si classifica tra i più cari in Italia.

Di chi è la responsabilità? Sappiamo che le aziende avrebbero, da subito, la possibilità di offrire un servizio più efficiente e meno costoso, ma chi ne ha la responsabilità diretta è sicuramente la Regione Calabria che in questi anni non ha, di fatto, messo a punto una pianificazione adeguata del Trasporto Pubblico Locale. L’incompetenza o il malaffare producono un aggravamento delle già non rosee condizioni economiche delle famiglie calabresi.

Noi studenti non possiamo più sopportare questa situazione. Chiediamo che  venga finalmente costruito un piano sui trasporti a partire da un confronto reale tra cittadini tutti, Regione e anche l’Università della Calabria che fin’ora è stata fin troppo silenziosa a riguardo.

Questo è un obiettivo che non dobbiamo perseguire da soli perché il diritto alla mobilità non è un bisogno di tutti. Per questo dobbiamo unirci in difesa della mobilità pubblica per contrastare la speculazione e far valere i nostri diritti.

Laboratorio Politico P2*Occupata

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15 Settembre, C’ERO ANCH’IO!

ADERISCI ALL’APPELLO, INVIA IL TUO NOME O IL NOME DELLA TUA ASSOCIAZIONE ALL’INDIRIZZO trenoperduto@gmail.com

 Dal sito di Terra e Popolo:

Appello e sottoscrittori

Comunicati di sostegno

 

Appello ai cittadini, alle associazioni, alle istituzioni

Lo stato drammatico delle ferrovie sulla fascia ionica affonda le sue radici nella storia del meridione ed è figlio di errori ed ingiustizie nei confronti del nostro territorio. A tutto questo troppo spesso ha contribuito anche l’insensibilità della società civile. Prosegui la lettura »

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Sugli esami straordinari

Sugli esami straordinari:

ORGANIZZIAMOCI PER UNA NUOVA UNIVERSITÀ

E’ ormai una verità assodata che per garantire i nostri diritti abbiamo bisogno di mobilitarci ed è per questo che ci sentiamo di condividere alcune riflessioni riguardanti la petizione promossa da al­cuni studenti di Edile-Architettura.

Avere una organizzazione degli esami adeguata alle proprie esigenze è importante, soprattutto in una facoltà come quella di ingegneria nella quale l’organizzazione del proprio percorso di studi si traduce automaticamente, per ore di laboratorio e carico didattico, in organizzazione di vita. È ap­punto per questo motivo che già due anni fa abbiamo lottato ottenendo che venissero mantenute tut­te le finestre di esame dell’ordinamento didattico 509 (nuovo ordinamento) che la facoltà aveva de­liberatamente ridotto.

Detto questo, concedeteci un paio di precisazioni. La condizione di studente fuori corso si divide in due: lo studente laureando ed il fuori corso “impenitente”.

Per il primo esiste, la possibilità di accedere a finestre d’esame straordinarie, da concordare puntual­mente con il relativo professore prima di ogni sessione di laurea. Per poter partecipare a queste fine­stre è necessario soddisfare due requisiti che vengono tarati in maniera differente dai vari corsi di laurea: numero di esami da sostenere massimo e numero di partecipanti minimo.

Per quanto riguarda la categoria dei fuori corso “impenitenti” invece gli studenti di Edile-Architet­tura sono i soli ad avere una sessione, quella di novembre, che – per regolamento – è dedicata a tutti i fuori corso (senza limitazione d’esami da sostenere). Questa situazione è stata riproposta, a pre­scindere dalle voci di corridoio, anche per l’anno prossimo.

(http://www.ingegneria.unical.it/webingegneria/Documenti/CalendarioAttivitaDidattiche/CalendarioAttivitaDidattiche.12-13.pdf)

Và considerato che gli appelli straordinari, benché possano essere sfruttati in extremis, non mutano le condizioni generali di un corso di laurea. Essere fuori corso, soprattutto nella nostra facoltà, non dipende certamente dal numero delle finestre d’esame. L’estenuante rincorsa agli esami, che diventa disperata per i fuori corso, è piuttosto la cifra di un sistema universitario inadeguato alle esigenze degli studenti. Una università che, anche per organizzare attività didattiche e servizi, ha scelto come unico metro di misura quello economico.

Per questo motivo la sacrosanta rivendicazione di un numero di appelli adeguato alle esigenze degli studenti diventa una battaglia contro la scarsità di risorse imposta all’istruzione pubblica da prima della legge finanziaria 2008 fino ad oggi con l’imminente spending review di Monti.

Se è giusto che gli studenti fuori corso debbano avere almeno una sessione a loro dedicata questo deve essere vero per tutti i fuori corso e per tutti i corsi di laurea.

Dobbiamo impegnarci tutti per raggiungere questo obbiettivo, per parlare di questo e portare avanti efficaci iniziative a tal proposi­to incontriamoci

MERCOLEDÌ 11 ALLE ORE 18:30 in aula P2OCCUPATA.

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Torniamo a mobilitarci. Cacciamo il Governo! Assemblea d’Ateneo 30 Marzo

Ora il DDL Gelmini è legge. Le mobilitazioni studentesche in tutta Italia hanno denunciato il progetto criminale del Governo, il quale, favorendo i potentati economici del paese, sta assestando probabilmente l’ultimo fatale colpo all’Università Pubblica Italiana ed al diritto di accesso ai più alti gradi della formazione per un intero popolo.

In queste settimane la commissione nominata dalle alte sfere del nostro ateneo sta provvedendo alla stesura del nuovo statuto secondo i dettami imposti dalla legge Gelmini: dopo essere stato connivente col governo per anni, tentando continuatamente di disinnescare la rivolta di studenti e ricercatori, il baronato non deve fare altro che conservare e rafforzare il proprio apparato di potere dando concretezza al nuovo modello di Università al servizio del mercato e di confindustria.

Detta in soldoni, aldilà delle barzellette del governo, chi prima era potente, costituiva apparati clientelari, influenzava i concorsi, sprecava i nostri soldi, ora è ancora più potente. Chi vede nella Università l’unica via per un ormai utopico riscatto sociale, chi investe in essa sogni, cervello, tempo e soldi, chi non ha mai deciso nulla ma da sempre subisce le scelte calate dall’alto, continua a subirle ed a vedere peggiorate le proprie condizioni. Prosegui la lettura »

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[CoordStudIng] Documento degli Studenti di Ingegneria, Assemblea 26 Ottobre

Come stabilito nell’Assemblea del 26 Ottobre, gli studenti della Facoltà, oltre ad organizzarsi in un coordinamento studentesco, avrebbero stipulato un documento di forte opposizione denuncia rispetto alla situazione drammatica dell’Università Pubblica. Il documento è stato discusso ed approvato nella prima riunione del Coordinamento Studentesco di Ingegneria. Come stabilito in Assemblea verrà diffuso sui mezzi stampa e sarà chiesto alla Facoltà di pubblicarlo sul proprio sito istituzionale. Inoltre verrà chiesto alla stessa di girarlo alle altre Facoltà di Ingegneria d’Italia ed alle altre facoltà dell’Ateneo.

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L’Assemblea degli Studenti della Facoltà di Ingegneria, riunitasi il 26 Ottobre 2010 nell’aula P2 Occupata, successivamente per la grande affluenza spostatasi in aula A, che ha visto la partecipazione di centinaia di studenti della Facoltà, si è espressa compattamente e in maniera forte rispetto alla situazione in cui versa l’Università Pubblica Italiana. Prosegui la lettura »

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