Che ne sarà della formazione pubblica?


RENDE, 22/02/2013_Comunicato Stampa

Ancora una volta il destino dell’istruzione è subordinato alla mancanza di un disegno che abbia al centro il futuro degli studenti. Rimangono i dubbi e crescono le perplessità rispetto il destino dell’offerta formativa del nostro Ateneo.

Secondo le normative imposte dal Ministero, il monte ore di didattica offerto dall’UniCal sarà ridotto di circa 6mila ore. Un impoverimento che proviene dalla subordinazione, forse fin troppo passiva, della comunità accademica alla “riforma Gelmini”. Ci tocca dire che questa questione diventa marginale rispetto i problemi che ci troveremo ad affrontare. Il che dovrebbe far riflettere.

Infatti, il Senato Accademico di ieri ha proseguito nella linea che ci ha portati a questa crisi. Affidare ad una commissione interna il lavoro di ri-organizzazione dei corsi di laurea e degli insegnamenti è sbagliato oltre che pericoloso. Ancora una volta agli studenti non sono stati dati i mezzi per essere informati su quanto riguarda la loro formazione. Per avere un’idea della trasparenza che caratterizza gli organi accademici, basti pensare che chi vive l’università deve conoscere cosa sarà del futuro del proprio ateneo attraverso i quotidiani locali.

E tutto ciò senza avere la possibilità di partecipare e di contribuire fattivamente a questo cambiamento. Infatti, tutt’ora non è chiaro secondo quali logiche sono stati costruiti i Dipartimenti, organi centrali delle ristrutturazione dell’Ateneo. Sono proprio i dipartimenti che, per legge, hanno la responsabilità della costruzione di un adeguato piano per la didattica. Nonostante ciò, vengono di fatto commissariati in favore della suddetta commissione.

Questo testimonia come gli organi accademici abbiano intenzione di gestire la nostra università. Inoltre, gli insegnamenti di questa università sono un patrimonio pubblico da difendere e stimolare quanto più possibile. Gli insegnamenti opzionali, sono una parte importante dell’offerta formativa e perciò non sacrificabili. Ancora più importante è poi il reale controllo sulla riorganizzazione della didattica. Infatti, chi ci garantisce che in questo clima di tagli e riorganizzazioni selvagge non saranno mantenuti non solo gli insegnamenti opzionali, ma anche quelli caratterizzanti?  Di questo passo si arriverà all’abolizione di fatto del valore del titolo di studio.

Ora è il momento per invertire la rotta. Il Senato Accademico non può decidere in solitario, votando nell’unica seduta del 28 febbraio, il destino dell’UniCal. È il momento che anche gli studenti, i diretti interessati del sapere pubblico, possano decidere della loro didattica.

 

 

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