Assemblea di ateneo Unical: riforma didattica alle porte, nessuna discussione concreta.


                       RENDE, 17/11/2014_Comunicato Stampa

Assemblea di Ateneo Unical:
Riforma didattica alle porte, nessuna discussione concreta.

Nella mattinata di Venerdì 14 Novembre si è tenuta la seconda assemblea di ateneo chiamata dal rettore  Gino Crisci allo scadere del suo primo anno di mandato. Ne mancano altri cinque. Noi abbiamo già avuto modo di esprimerci sulla inefficacia decisionale di momenti come questi dopo aver partecipato attivamente alla prima, nel dicembre dello scorso anno. All’epoca la definimmo “una sfilata”, ma quella di venerdì è stata ancora peggio: non un dato, nessun documento a sostegno delle argomentazioni.

Se ne sono accorti pure i pochissimi studenti presenti intervenuti sulla delicatissima questione degli alloggi universitari. Come ogni anno, a due mesi dell’inizio dei corsi ancora nessuno di loro ha una sistemazione. Retorica meritocratica a parte, questo è un problema per tutti gli studenti  ed  una tragedia per quelli stranieri stretti tra i crediti da racimolare e le migliaia di km che li separano da casa. Un problema liquidato dal rettore con meno di trenta secondi di risposta.

Nell’apertura del magnifico i temi caldi sono quelli che ci si aspettava: finanziamenti scarsi, dal 2010 ad oggi siamo a -15%; l’impossibilità di assunzioni e progressioni interne data dalla norma sui punti organico che stà decimando il corpo docente; la prossima introduzione del costo standard per studente in corso: una modalità di distribuzione dei fondi che non contemplando i fuoricorso renderà ancora più grave la loro situazione.
In calce una dichiarazione: “Il prossimo anno sarà quello della didattica.”

A noi, che dallo scorso dicembre questo diciamo, chiedendo che la discussione su questo tema sia la più ampia e trasparente possibile è sembrato un flash back: zero a zero palla a centro. Naturalmente nei fatti non è così. A gennaio i nuovi piani per la didattica saranno calati sui tavoli belli e pronti. Le solite interrogazioni porta per porta e stanza per stanza sono partite da un paio di mesi e, al solito, le grandi assenti sono la discussione pubblica sul tema ed il coinvolgimento degli studenti.

A questo stato avanzato dei lavori (il senato è già al quarto incontro sul tema) ci saremmo aspettati sinceramente meno retorica nella discussione dell’argomento che, qualora servisse ricordarlo, è quello su cui la baracca si regge.

L’Università, la formazione e la ricerca, devono avere come obbiettivo primario il miglioramento delle condizioni del territorio che le accoglie e sopratutto nella loro organizzazione non possono prescindere da quelli che sono i loro destinatari presenti e futuri: gli studenti prima ed attraverso di essi il territorio poi.

A parole la necessità della partecipazione studentesca e di un rapporto tra formazione e territorio è stata espressa in tutte le salse da rettore e seguenti. Ma noi pensiamo che la partecipazione di tutti gli studenti, di quei gruppi, organizzati e non, che sul territorio lottano ogni giorno per la sua difesa deve avvenire adesso. Nel momento in cui il nuovo modello didattico si sta strutturando.

Qualche esempio: è ancora possibile che in una terra vessata da quasi un ventennio dalla piaga dei rifiuti, mentre tutto il mondo va verso la strategia “Rifiuti Zero” nelle aule dell’unical o si parla di inceneritori o  il tema non viene proprio trattato? Ancora: nel 2014 ci sono paesi in Calabria in cui la risorsa idrica è un lusso e la gestione pubblico/privata fa lievitare i costi, l’UniCal non dovrebbe intervenire urgentemente su questo?

La formazione, la scelta di quali corsi tagliare e cosa insegnarci dentro, è politica. Non serve farsi interpreti di chissà quale volontà, servono momenti di incontro e di scontro pubblici, in cui davvero poter ragionare apertamente di cosa e come si deve insegnare e perché. Serve che le sedute del Senato Accademico in cui stanno discutendo questo delicato tema vengano aperte a tutta la comunità, universitaria e non, e che i documenti da questi prodotti abbiano massima diffusione.

Siamo coscienti che oggi siamo a soli due mesi dalla scadenza, ma questa volta non siamo noi in ritardo.

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