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Prossima Assemblea Ricercatori e Studenti

La prossima assemblea dei ricercatori e studenti si terrà giorno 29 settembre alle ore 11:00 in aula P2Occupata

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Intervento sulla Manifestazione No ‘ndrangheta

Fin dall’inizio abbiamo seguito con attenzione la coraggiosa iniziativa de “Il Quotidiano della Calabria” portando la nostra presenza in entrambi gli incontri di Lamezia Terme preparatori alla manifestazione nazionale del 25 settembre a Reggio Calabria. Apprezzabile e auspicabile è la pluralità delle posizioni che hanno dato vita alla piattaforma. Tale pluralità si rivelerà risorsa e non limite solo se ciascuno dei soggetti coinvolti saprà esprimersi a pieno in questo contesto. Pertanto, sentiamo il bisogno di fare alcune osservazioni.

Innanzitutto che sia una manifestazione di Popolo: sarebbero inaccettabili passerelle e strumentalizzazioni di una classe dirigente trasversalmente incapace e troppo spesso collusa, la quale incarna e istituzionalizza di fatto atteggiamenti mafiosi come il clientelismo e il voto di scambio. Gli stessi apparati sindacali, con cui sfileremo fianco a fianco per questo importante evento, ammettano la responsabilità di aver concorso alla strutturazione di un mercato del lavoro predatorio e precarizzato; il quale ha contribuito all’alienazione ed alla ricattabilità che rendono sempre più ampie fasce di popolazione soggette alle lusinghe e alle minacce della criminalità organizzata.

La ‘ndrangheta, come tutte le mafie, prolifera nello squallido costume della società del profitto a tutti costi, del reality show, dell’impunità istituzionale a cui la “modernità” risponde con la chiusura dei plessi scolastici, la destrutturazione e lo svilimento del ruolo dell’istruzione ed infine lo strangolamento dell’Università come luogo di formazione, di cultura, di riscatto sociale. Inviando le forze armate lo stato non farebbe altro che manifestare la propria impotenza nei confronti di un fenomeno che non è affatto emergenziale bensì strutturale, quindi sociale, culturale e politico.

Già in passato leggi speciali, super procure e misure d’emergenza sono soltanto servite a creare fenomeni mediatici e sensazionalismi senza intaccare minimamente il radicamento della criminalità organizzata tra le strade e i palazzi del potere. Così come la militarizzazione non farebbe altro che creare disagio alle popolazioni e diminuire ulteriormente le libertà individuali dei calabresi.
Sarebbe paradossale, peraltro, dopo il sistematico depotenziamento delle ordinarie strutture di sicurezza della regione, dopo la negazione dei protocolli di protezione basilari per i procuratori e i magistrati di Reggio Calabria, che si trovino d’improvviso le risorse per armati in mimetica che stiano sotto le case dei calabresi, a presidiare strade, piazze e palazzi istituzionali in nome di una fantomatica “sicurezza”.

È si di sicurezza che abbiamo bisogno per indebolire la morsa ‘ndranghetista: quella di un contesto lavorativo che ci garantisca prospettive di vita quanto meno dignitose e diritti diffusi in radicale antitesi alla giungla precarizzata propria del liberismo nella nostra grottesca declinazione di “compari e padrini”. La sicurezza di un sistema di istruzione solido, radicato, assolutamente accessibile e fortemente presente che ci dia la possibilità di formare e formarci come uomini liberi e pensanti e non come provetti e professionali schiavi. Scuole ed università pubbliche non possono che essere spine nel fianco della mentalità criminale, per cui la ‘ndrangheta non può che ringraziare questo ed altri governi per riforme e provvedimenti destrutturanti e tagli scellerati.

Abbiamo bisogno di un piano di risanamento territoriale che ci dia la sicurezza di un paese che non scenda a valle o sia sommerso dal fango per qualche millimetro di pioggia in più. È sempre al di fuori dello squallido costume della nostra società che dobbiamo cercare una pianificazione in grado di fermare lo scempio cementizio della speculazione edilizia a cui amministratori e mafiosi della nostra regione devono tanto e sono storicamente legati.
Un crimine nei confronti dei calabresi che ha di fatto congestionato lo sviluppo e la vivibilità del territorio devastando non solo i luoghi fisici ma anche il tessuto sociale che li legava. Ancora! La sicurezza che pretendiamo è la garanzia di non dover morire abitando nei pressi di una delle tante discariche, legali e illegali, di rifiuti tossici e/o radioattivi gestite dalla mafia e riempite dall’industria e dalla scelleratezza di un sistema produttivo lontano dai nostri bisogni, sprecone e barbarico.

Chi coraggiosamente fa il proprio lavoro come il procuratore Di Landro non deve essere glorificato, né può servire a lavare le mani e la coscienza di quell’ampia schiera di uomini dello stato quotidianamente conniventi, se non direttamente responsabili di abusi e intrallazzi. Non vogliamo, pertanto, unirci al coro rituale ed ipocrita che esprime solidarietà a un funzionario di stato. Il nostro sostegno a Di Landro si concretizza nel comune impegno quotidiano ad agire e pensare come uomini, quindi in netto contrasto con tutte le organizzazione criminose e criminali. Un procuratore, un magistrato dev’essere semplicemente messo nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro.

La manifestazione di Reggio Calabria non deve essere una passeggiata sotto il sole. Sarà realmente un punto d’inizio se
avremo il coraggio di scoperchiare di fronte a migliaia di persone il pentolone in cui ribolle il magma grigio di pistole e cemento, di padrini e colletti bianchi, di picciotti e amministratori delegati, di silenzi quotidiani e proclami d’occasione.

Come studenti, come giovani, come calabresi lottiamo e lotteremo ancora contro la mentalità e la violenza mafiosa quotidianamente, senza tregua alcuna: talvolta, come il 25 settembre, esplicitamente. Altre volte implicitamente, lottando in difesa dell’università pubblica, dei plessi scolastici, dei diritti civili e dei lavoratori, del territorio,
dell’ambiente e della salute,
e forse la vera lotta antimafia è proprio questa.

Laboratorio Politico P2 Occupata
Collettivo Studentesco Unical

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Contributo Piattaforma della manifestazione No ‘ndrangheta

Vogliamo un esercito..armato di libri, penna e coraggio!

Siamo stati tutti colpiti, chi più chi meno, da quanto accaduto a Reggio Calabria, nel Catanzarese, anche oltre regione come nel Cilento. La tentazione è sempre quella della soluzione d’emergenza, abbiamo sentito spesso invocare più forze dell’ordine, più magistrati, addirittura l’esercito.
Ma la ‘ndrangheta non è un’emergenza, è un potere radicato lungo tutto il territorio del paese, nonché una distorta cultura sedimentata nella nostra gente, per cui una soluzione d’emergenza servirebbe a poco.
Se è vero che la manifestazione del 25 settembre è solo un inizio, allora fin da subito dobbiamo gettare le basi per una lunga ma solida e inesorabile ricostruzione, la quale non può prescindere dal riconoscimento dei nostri obiettivi e dalla ricerca di soluzioni efficaci.
Allora cominciamo col dire che la ‘ndrangheta non è solo quella delle pistole e delle bombe, ma rischieremmo di restare vaghi quindi non essere incisivi.
Allora parliamo di quello che sappiamo, per esempio di rifiuti tossici: un business gigantesco per la mafia che oltre ad ingrossare i conti delle ‘ndrine avvelena ed uccide. Fanno notizia i due omicidi efferati del catanzarese, mentre nel silenzio muoiono centinaia di persone avvelenate inconsapevolmente dallo smaltimento illegale di rifiuti. Inutile affaccendarsi nel parlare di legalità se nel frattempo si è compiacenti a politiche industriali che pur di massimizzare i profitti producono tonnellate di rifiuti tossici, così come bisogna avere il coraggio di richiamare alle proprie responsabilità coloro che si affidano alla criminalità organizzata per lo “smaltimento”. Ed infine, se voi foste manager della ‘ndrangheta vorreste un piano dei rifiuti razionale che miri al differenziamento, al riciclo ed al riutilizzo, oppure preferireste il caos attuale di una produzione scellerata, dell’accantonamento in discarica e dello smaltimento iper-costoso a favore di ditte private? Allora che la classe dirigente si prenda la responsabilità della sua incapacità, sperando che di incapacità si sia trattato.
E che si parli di appalti pubblici, di trasparenza ed anche in questo caso di responsabilità delle classi dirigenti, perché quando si “becca” qualche impresa vincitrice di appalti truccati in odore di mafia non si stupisce nessuno: ben venga la magistratura a scoperchiare queste vicende, ma a che serve se da cinquant’anni di appalti e di arresti non si è ancora riusciti ad avere un minimo di trasparenza e chiarezza sulla famigerata Salerno – Reggio Calabria?
E poi ci sono migliaia di ragazzi e ragazze, studenti, lavoratori, disoccupati, lavoratori in nero, precari, in giro per i vicoli dei paesini o per le strade delle cittadine, tra i call-center e le università, tra i negozi e gli uffici di collocamento. In gioventù si è potenziali uomini e potenziali mafiosi, e spesso a scegliere per noi sono le nostre condizioni, la cultura, il sociale, le possibilità.
Allora è qui che si fa mafia ed antimafia, e permetteteci di dire che chi chiude le scuole, chi taglia e destruttura le università, chi precarizza il lavoro fa mafia, chi distrugge i luoghi di socialità e di integrazione, chi favorisce l’odio tra cittadini siano essi di classi o nazioni diverse, chi fa tutto questo fa mafia. E nessuno si compiaccia: si tratta di responsabilità trasversali.
Per fare antimafia vogliamo un esercito di insegnanti; vogliamo soldi per le università pubbliche, non tagli e privatizzazioni mascherate da riforme; vogliamo essere messi in condizione di fare e decidere un lavoro, non essere prede nella giungla del mercato, perché una vita in equilibrio precario logora, ed anche i forti rischiano di cedere alla tentazione delle pistole, dei soldi facili, degli stupefacenti.

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Comunicato stampa bando immatricolazioni&tasse

Il bando di ammissione relativo al nuovo anno accademico ci fornisce una atroce conferma: l’Unical e l’Università Pubblica stanno calando a picco. I tagli della legge 133 del 2008, che come movimento studentesco avevamo fortemente contrastato e le cui conseguenze erano state ampiamente denunciate, hanno costretto gli atenei a ridimensionare l’offerta didattica e colpire il diritto allo studio. Sono ben 765 i posti in meno disponibili per gli studenti che intendono immatricolarsi nel nostro ateneo, con facoltà che dovranno chiudere la porta in faccia a centinaia di studenti in più rispetto all’anno passato, con tre percorsi formativi aboliti e tutto questo riguarda solo le lauree di primo livello.

Le tasse, come ormai accade costantemente da anni, sono a loro volta aumentate mentre il budget delle facoltà, ovvero i soldi con cui si finanzia la nostra didattica, sono dimezzati, per non parlare della ricerca per cui è in atto un vera e propria devastazione. Ed i tagli subiti fino a questo momento dal sistema universitario non sono neanche la metà di quelli previsti dalla famigerata legge Tremonti-Gelmini, quindi c’è da prepararsi al peggio. Questo dimostra quanto sosteniamo da tempo, ovvero che i tagli al settore universitario sono tutt’altro che mirati a colpire le caste baronali, che anzi rischiano di uscire rafforzate dalla guerra tra poveri che si sta scatenando in una università affamata. I tagli, così come il DDL in discussione in queste settimane al senato, hanno un solo obiettivo: terminare il processo di dequalificazione e distruzione dell’università pubblica italiana per colpire il diritto universale alla formazione ed al sapere, in favore di un sistema privato accessibile solo a pochi privilegiati.
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Comunicato stampa: “GIOVANNI:IO E TE,TRE MESI SOTTO IL RETTORATO”

23 luglio 2010, 40° all’ombra e una QUINDICINA tra carabinieri e digos. Numeri caldi, per agghiaccianti decisioni. Il caldo da alla testa e i nervi del rettore crollano, incapace di dare una risposta politica alla protesta degli studenti, ancora una volta la sua unica arma è quella di blindare il cda. All’interno del consiglio di amministrazione si è nuovamente deciso sulla testa degli studenti, in una università deserta, di aumentare ulteriormente le tasse. Ancora una volta la tecnica con la quale vengono prese le decisioni più impopolari accomuna il nostro magnifico rettore e il governo, infatti mentre lui si accinge a votare l’ennesiomo aumento delle tasse, il senato della repubblica avvia la votazione del DDL gelmini ad università, di fatto, chiuse. Pensiamo che questo la dica lunga in merito alla paura che gli studenti riescono a suscitare sulla governance universitaria. Ci racconta una storia di baroni incapaci di trovare un minimo di consenso nel corpo vivo delle università, la dice lunga sulla loro totale delegittimazione politica, la dice lunga su quanto gli studentisiano riusciti a individuare nettamente la loro controparte. Vogliamo ribadire il concetto che tutti questi tecnicismi hanno le gambe corte,quando le università ricominceranno a vivere,quando si riempiranno di nuovo,tutti i nodi verranno al pettine,tutte le istanze di studenti,ricercatori e precari ricominceranno a prendere corpo e forma e inevitabilmente arriveranno allo scontro con tutta la gerontocrazia parassitaria che vive sulle loro spalle. Ci chiediamo quanti carabinieri, poliziotti e digos serviranno al rettore nel momento in cui gli studenti si mobiliteranno, quando I ricercatori non saranno più disposti a fare didattica gratuitamente,quando il suo potere verrà nuovamente messo in discussione; come si porrà di fronte al fatto che anche lui ha contribuito alla distruzione della NOSTRA università.

Non andiamo in vacanza (anche perchè non ce lo possiamo permettere), stiamo raccogliendo le forze. Stiamo gia scrutando all’orizzonte del nostro mare la mareggiata in arrivo a settembre. Buone vacanze Giovanni, spendi bene i nostri soldi nel tuo bel villaggio turistico. Presto rifaremo i conti.

Movimento Studentesto Unical
….come back september

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Comunicato per la conclusione del processo “inaugurazione anno accademico”

Ieri mattina si è finalmente concluso il processo che ha visto coinvolti 5 compagni, studenti e attivisti cosentini, per il presunto compimento di atti di violenza il 15/01/2009, in occasione dell’inaugurazione dell’ anno accademico. Le accuse erano quelle di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e adunata sediziosa. Tutti i capi d’imputazione sono stati rigettati e gli imputati assolti per non aver commesso il fatto. Lungi da noi dichiarare che la giustizia ha trionfato in quanto si tratta sempre e comunque di una giustizia plasmata ad hoc per un sistema che mira a tenere ogni cittadino sotto stretta sorveglianza fisica e intellettuale, accogliamo e trasmettiamo con sollievo questa notizia. Prosegui la lettura »

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Comunicato Stampa_Coordinamento del Forum Ambientale Calabrese

Il 12 Giugno 2010, a Rossano, in occasione della manifestazione contro la riconversione a carbone della centrale, si è riunito il coordinamento del forum regionale ambientale nel quale si è discusso del forte attacco che l’intero territorio calabrese sta subendo dal punto di vista ambientale. È emersa una posizione di forte contrarietà alla riconversione a carbone, ennesimo segnale di una politica di devastazione del territorio che da anni affligge le realtà calabresi e l’intera popolazione, sul fronte energetico, sul fronte dei rifiuti, sul fronte delle grandi opere e dell’aggressione ai beni comuni. Ricordiamo quanto sta emergendo dai carotaggi all’interno del fiume Oliva e dai rilievi di ferrite di zinco nel territorio cassanese, senza dimenticare gli operai morti della Marlane a Praia a Mare, le scuole costruite con l’utilizzo di rifiuti tossici a Crotone, le navi dei veleni affondate dalla ‘ndrangheta nei mari calabresi, l’ecomostro ponte sullo stretto e tante altre vicende caratterizzate da danni alla salute dei calabresi e devastazione del territorio. Pertanto il coordinamento intende rilanciare l’iniziativa del Forum Regionale, riprendendo il lavoro che ci aveva portato a riempire le strade di Amantea e di Villa San Giovanni ed i contenuti politici sviluppati all’interno del forum di Lamezia. A testimonianza dell’importanza della battaglia che in queste settimane sta affrontando la popolazione della sibaritide, si è deciso che il prossimo appuntamento regionale si terrà sabato 17 luglio proprio a Rossano.

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COMUNICATO -IRRUZIONE RETTORATO-

Oggi, lunedì 14 giugno 2010, il Movimento Studentesco Unical ha fatto irruzione nel rettorato dove si riuniva la Commissione del Centro Residenziale, per discutere la possibilità di introdurre criteri più restrittivi per l’assegnazione delle borse di studio e degli alloggi gratuiti. La discussione era finalizzata alla formulazione di un parere preliminare al Consiglio di Amministrazione dell’Università parere che, nei contenuti, è stato declinato con la scelta (di fatto) di aumentare il numero di CFU, necessari al mantenimento della borsa di studio. Questa logica contraddice le finalità per cui è nata l’Università della Calabria, unico strumento di riscatto sociale per molti giovani calabresi che non possono permettersi di studiare in atenei di altre regioni. Inoltre facendo dei CFU l’unico criterio attraverso il quale si valuta il merito, si svuota di contenuti e qualità la formazione, che dovrebbe essere oggetto e finalità ultima di qualsiasi università. Dopo una lunga discussione, in cui abbiamo ribadito le nostre posizioni di netta contrarietà al 3+2 ed al sistema dei CFU, sottolineando la centralità che in una regione come la Calabria rivestono le borse di studio, la commissione, rimanendo ferma sul proposito di innalzare la soglia dei CFU, ha preso atto dell’occupazione della sala e si è vista costretta a rinviare la riunione a data da stabilirsi.

Il Movimento Studentesco Unical ribadisce ferma contrarietà alla 133/08, alla 1/09 e al nuovo DdL Gelmini. Non siamo disposti a svendere la nostra dignità per far tornare i conti sullo sgangherato pallottoliere del Consiglio di Amministrazione.

La nostra protesta non si limiterà alla manifestazione di dissenso di oggi. L’UNICAL rimane in stato di agitazione permanente, sia in vista dei prossimi passaggi istituzionali delle normative sul DSU all’interno degli organi dell’Ateneo, sia in vista dell’imminente discussione in Parlamento del nuovo disegno di legge Gelmini. Non cederemo di un millimetro di fronte all’avanzata del mercato che palesa il chiaro intento di fagocitare ogni bene pubblico di questo Paese. L’università che vogliamo è un’università libera, pubblica e di massa svincolata dagli appetiti delle classi dirigenti e ricondotta unicamente ad una funzione di crescita culturale, politica e sociale.

movimentostudentescounical.blogspot.com

movimentostudentescounical.blogspot.com

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LA LOTTA NON AMMETTE DELEGHE. DIFENDI I TUOI DIRITTI

L’assemblea d’Ateneo del 9 giugno, risultato di un percorso di mobilitazione successivo alla costruzione di diversi momenti assembleari nelle Facoltà dell’Ateneo, ha visto studenti e precari della ricerca ribadire la propria ferma contrarietà alla legge 133/08, alla legge 1/09 ed al nuovo DdL Gelmini. In quell’occasione è stato dichiarato pubblicamente lo stato di agitazione permanente dell’Unical. Dopo attente analisi e discussioni, in merito a tutto l’impianto legislativo che sta portando al collasso del sistema universitario libero e pubblico, l’assemblea ha espresso forte opposizione verso tutte le manovre condotte, da governi e istituzioni, per preservare un sistema che opprime le classi più deboli e ingrassa le tasche delle lobby finanziarie, politiche e padronali. L’Unical, per sua stessa vocazione, rappresenta invece l’unica forma di riscatto sociale per molti giovani calabresi che non possono permettersi di studiare in atenei di altre regioni. La scelta di aumentare il numero di CFU, necessari al mantenimento della borsa di studio, che nei prossimi giorni sarà posta dal Rettore all’attenzione degli organi di governo dell’Unical, va in contro tendenza rispetto alle stesse finalità per cui è nata l’Università della Calabria. Per grette esigenze di bilancio, oggi, si preferisce mettere le mani nelle tasche delle famiglie degli studenti, aumentando le tasse universitarie, introducendo criteri più restrittivi per l’assegnazione degli alloggi gratuiti e delle borse di studio, piuttosto che pren dereposizioni ferme e decise contro i tagli di Tremonti ed evitare che siano le fasce più deboli ad accollarsi i costi della crisi economica. Questo è l’ennesimo intollerabile tributo che i giovani calabresi dovranno pagare per salvaguardare gli equilibri e gli interessi delle gerontocrazie universitarie, oltre che per consentire a Giovanni “il Magnifico” di fare bella faccia innanzi ai compari della CRUI, del Governo e di Confindustria. Nell’Ateneo di una regione con il più basso reddito pro-capite nazionale, la diminuzione di fatto delle borse di studio, che deriverà dal subdolo aumento dei crediti necessari a conseguirla, renderà pressoché impossibile, a molti studenti, sostenere i costi dei propri studi. Così facendo si rischia di precludere la formazione superiore alle classi meno abbienti, trasformando un’università pubblica e di massa in un ateneo accessibile alle sole élites del Paese.

Per queste ragioni rifiutiamo:

* il valore decisionale di tutte le commissioni, accademiche e non, che avvallano servilmente ogni forma di logica mirante all’alienazione e alla sottomissione delle persone;

* ogni compromesso e ogni forma di contrattazione al ribasso, perpetrata da rappresentanze consolidate e burocrati in erba di questo Ateneo.

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LA CASA SI PRENDE. L’AFFITTO NON SI PAGA. SOLIDARIETA’ AL COMITATO PRENDOCASA

La casa è un diritto primario che oggi con l’imperversare della crisi è sempre meno sicuro avere. Precari e precarie della città di Cosenza in questo mese hanno occupato uno spazio in disuso a viale Trieste per riappropriarsi di una vita dignitosa loro negata.Per una classe politica che salva le banche e chiede “sacrifici” alla popolazione, questo non è lecito. Non è lecito trovare collettivamente una soluzione per vivere meglio. Non è lecito dissentire. Non è lecito sottrarre al privato per restituire al pubblico. E’ lecito, tuttavia, non pagare stipendi, licenziare, aumentare le tasse e le rette universitarie, ridurre gli individui a merce. I sacrifici che impongono non possono e non devono essere sostenuti dalle classi sociali più deboli, specie ad oggi di fronte all’avanzare della crisi. Crisi strutturale, di un sistema economico marcio. Che la crisi la paghino padroni, banchieri e quanti si arricchiscono sul lavoro e sulla fatica della gente! Sempre di più sarà necessario per famiglie, migranti, studenti e tutti coloro che si troveranno in condizione di precarietà prendersi quello che gli spetta: destinare alla comunità quello che per troppo tempo è servito per ingrassare le tasche di chi ha speculato, di chi ha pensato solo al proprio profitto. Il Movimento Studentesco Unical vuole esprimere solidarietà nei confronti del Comitato “Prendo Casa” per lo sgombero forzato che hanno subito in questi giorni dallo stabile occupato in viale Trieste, certo che uno sgombero non fermerà il prosieguo di una lotta che i precari e le precarie devono portare avanti.
Lottare nel nostro presente è l’unico modo per conquistarsi un altro futuro.

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