Articoli con tag Manifestazioni

16 giugno a Cariati: insieme per non chinare la testa!

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Il 16 a Cariati:

insieme per non chinare la testa

Da circa tre anni qualcuno in Calabria ha deciso di non subire rinchiudendosi nell’omertà e di  riprendere in mano le sorti della propria terra. C’è una rete di associazioni, movimenti e comitati che da Reggio Calabria al Pollino ha avviato un percorso comune in difesa del territorio. Un segnale importante e quantomai necessario specie in una regione come la nostra, avvelenata dagli interessi di mafie e multinazionali. Sono proprio questi la causa delle navi cariche di veleni affondate al largo delle nostre coste, dei rifiuti industriali nascosti sotto i letti dei fiumi, nei campi e persino nella costruzione delle scuole. Tutto ciò sotto gli occhi colpevoli di una politica, che nel migliore dei casi si fa mediatrice tra gli interessi dei poteri forti.

A questo sono serviti i quindici anni di commissariamento all’emergenza ambientale, un’emergenza programmata per essere eterna. Non a caso il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Calabria è quasi completamente in mano ai privati, non a caso non esiste ancora un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti, non a caso l’emergenza non è mai finita.

Per noi le uniche armi capaci di contrastare questo processo sono il coraggio e l’impegno di chi denuncia e si batte in difesa del proprio territorio, come nel caso della discarica di rifiuti speciali di Scala Coeli. Per questo il 16 Giugno saremo in piazza a Cariati, proseguendo la battaglia che abbiamo intrapreso con la Rete in Difesa del Territorio per la fine del commissariamento.

laboratorio politico p2*occupata

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La Calabria non è una pattumiera! Il 16 giugno tutti a Cariati

dal sito della Rete in Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

Si stanno organizzando bus per la manifestazione, per maggiori info: 3393277355

 

Meno discariche, più ospedali, più lavoro.

La nostra via d’uscita dalla crisi è il nostro territorio!

In molti paesi del mondo la crisi economica è avvertita come una situazione eccezionale, una vera e propria emergenza da fronteggiare. In Calabria e sul nostro territorio per emergenza si intende la condizione quotidiana con cui i cittadini sono costretti convivere. Prosegui la lettura »

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Gli studenti nel Primo Maggio

Cosenza, P.za Kennedy – ore 17.30

 

Sono oramai più di vent’anni che l’istruzione pubblica viene presa di mira da “riforme” sempre più pesanti. Sia dal centro-destra che dal centro-sinistra si vuole liberare le casse dello Stato dalla responsabilità della formazione delle nuove generazioni e dello sviluppo delle coscienze. Tutto questo per poi regalare finanziamenti e agevolazioni a grandi aziende che magari scappano col bottino licenziando e delocalizzando. A noi restano i tagli ai fondi per le scuola e le università, ma non a tutte, solo a quelle pubbliche, con il beneplacito di Rettori e baroni. Il che comporta un progressivo aumento delle tasse universitarie, a fronte di un calo di materiali e disponibilità per il diritto allo studio. Prosegui la lettura »

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7ottobre: Le nostre vite prima dei loro profitti!

7ottobre 9.30, P.ZA ZUMBINI

Il Laboratorio Politico P2 Occupata aderisce all’appello lanciato dai movimenti cittadini per un corteo da tenere a Cosenza il 7 Ottobre.

Sono anni che i governi italiani ed europei, di qualsiasi colore, propongono lo scellerato modello liberista che ha implicato tagli all’Università, alla ricerca, all’intero stato sociale, assoggettando ogni aspetto della società al mercato. Oggi quel modello, dagli Stati Uniti all’Europa, come ampiamente previsto, sta crollando sulle proprie contraddizioni e si rivela palesemente inadeguato, barbarico, insostenibile. Un modello che contrappone i profitti di pochi ai diritti di molti. Eppure la casta economico-politica del paese non intende fare un passo indietro: individua un nuovo specchietto per le allodole, il debito pubblico, con cui favorire nuove speculazioni ed attaccare i diritti, dalla contrattazione collettiva alla sanità, dalla martoriata istruzione pubblica alla tutela dei territori.

Il modello che i movimenti studenteschi di tutto il paese propongono da anni è profondamente diverso. Partendo dal rifiuto del processo di Bologna e delle Università Fabbrica, è nostra intenzione fermare questo processo scellerato e dare inizio alla creazione di un nuovo stato sociale, abbandonando il fallimentare modello mercato-centrico. Un conflitto inevitabile: per la casta economica i nostri diritti sono terreno di conquista; per noi i loro profitti sono terreno di conquista.

Con questo spirito ci ritroveremo in piazza a Cosenza il 7 Ottobre, insieme a tanti altri cittadini della provincia, e poi a Roma il 15 Ottobre, con una chiara parola d’ordine. Dobbiamo Fermarli.

Laboratorio Politico P2 Occupata

Cubo 40 C, Università della Calabria, Rende (CS)

info: p2occupata@inventati.org

 

APPELLO

Appello a tutte le forze sociali, a studenti, lavoratori, precari, disoccupati, sottopagati, sfruttati, per la costruzione di una giornata di mobilitazione locale contro le politiche antisociali del governo e dell’unione europea.

La crisi economica in atto ha fatto emergere in tutta la sua brutalità il volto imperialista dell’Unione Europea e la subalternità dei governi nazionali agli interessi dei grandi oligarchi delle banche e delle lobby economico-finanziarie. L’aggressione militare sulla Libia è solo l’esempio a noi più vicino della natura guerrafondaia del blocco europeo.

Esautorati della propria sovranità, i governi dei vari paesi sono stati costretti ad intervenire attraverso ripetute manovre finanziarie per rientrare nei parametri del patto di stabilità europeo. Le decisioni economiche dei vari stati non maturano neanche più nei vari parlamenti nazionali ma nel chiuso delle stanze del ristretto consiglio di amministrazione economico/finanziario dell’Ecofin.

Le favole propinateci da Berlusconi e soci sulla tenuta del sistema Italia non reggono più.

Le manovre estive, che portano in calce la firma della BCE, sono la dimostrazione più evidente di come anche in Italia, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna si respiri aria di default. Dopo miliardi di euro sperperati per coprire le banche dall’ipotesi di fallimento, la nuova priorità del governo è rientrare dal debito. Ed è così che si vara una finanziaria dietro l’altra nell’obiettivo di far rientrare il disavanzo di oltre 600 miliardi di euro facendo ricadere i costi di tali manovre sulle classi sociali più deboli.

Non che ci fossero dubbi sulla natura padronale del governo Berlusconi/Tremonti, ma gridare allo scandalo nel momento in cui si paventa l’ipotesi di tassare una tantum i redditi superiori ai 150 mila euro, è l’evidenza più concreta del grado di subordinazione di tutte le forze parlamentari e dei sindacati concertativi agli interessi di confindustria. Prosegui la lettura »

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Torniamo a mobilitarci. Cacciamo il Governo! Assemblea d’Ateneo 30 Marzo

Ora il DDL Gelmini è legge. Le mobilitazioni studentesche in tutta Italia hanno denunciato il progetto criminale del Governo, il quale, favorendo i potentati economici del paese, sta assestando probabilmente l’ultimo fatale colpo all’Università Pubblica Italiana ed al diritto di accesso ai più alti gradi della formazione per un intero popolo.

In queste settimane la commissione nominata dalle alte sfere del nostro ateneo sta provvedendo alla stesura del nuovo statuto secondo i dettami imposti dalla legge Gelmini: dopo essere stato connivente col governo per anni, tentando continuatamente di disinnescare la rivolta di studenti e ricercatori, il baronato non deve fare altro che conservare e rafforzare il proprio apparato di potere dando concretezza al nuovo modello di Università al servizio del mercato e di confindustria.

Detta in soldoni, aldilà delle barzellette del governo, chi prima era potente, costituiva apparati clientelari, influenzava i concorsi, sprecava i nostri soldi, ora è ancora più potente. Chi vede nella Università l’unica via per un ormai utopico riscatto sociale, chi investe in essa sogni, cervello, tempo e soldi, chi non ha mai deciso nulla ma da sempre subisce le scelte calate dall’alto, continua a subirle ed a vedere peggiorate le proprie condizioni. Prosegui la lettura »

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Intervento sulla Manifestazione No ‘ndrangheta

Fin dall’inizio abbiamo seguito con attenzione la coraggiosa iniziativa de “Il Quotidiano della Calabria” portando la nostra presenza in entrambi gli incontri di Lamezia Terme preparatori alla manifestazione nazionale del 25 settembre a Reggio Calabria. Apprezzabile e auspicabile è la pluralità delle posizioni che hanno dato vita alla piattaforma. Tale pluralità si rivelerà risorsa e non limite solo se ciascuno dei soggetti coinvolti saprà esprimersi a pieno in questo contesto. Pertanto, sentiamo il bisogno di fare alcune osservazioni.

Innanzitutto che sia una manifestazione di Popolo: sarebbero inaccettabili passerelle e strumentalizzazioni di una classe dirigente trasversalmente incapace e troppo spesso collusa, la quale incarna e istituzionalizza di fatto atteggiamenti mafiosi come il clientelismo e il voto di scambio. Gli stessi apparati sindacali, con cui sfileremo fianco a fianco per questo importante evento, ammettano la responsabilità di aver concorso alla strutturazione di un mercato del lavoro predatorio e precarizzato; il quale ha contribuito all’alienazione ed alla ricattabilità che rendono sempre più ampie fasce di popolazione soggette alle lusinghe e alle minacce della criminalità organizzata.

La ‘ndrangheta, come tutte le mafie, prolifera nello squallido costume della società del profitto a tutti costi, del reality show, dell’impunità istituzionale a cui la “modernità” risponde con la chiusura dei plessi scolastici, la destrutturazione e lo svilimento del ruolo dell’istruzione ed infine lo strangolamento dell’Università come luogo di formazione, di cultura, di riscatto sociale. Inviando le forze armate lo stato non farebbe altro che manifestare la propria impotenza nei confronti di un fenomeno che non è affatto emergenziale bensì strutturale, quindi sociale, culturale e politico.

Già in passato leggi speciali, super procure e misure d’emergenza sono soltanto servite a creare fenomeni mediatici e sensazionalismi senza intaccare minimamente il radicamento della criminalità organizzata tra le strade e i palazzi del potere. Così come la militarizzazione non farebbe altro che creare disagio alle popolazioni e diminuire ulteriormente le libertà individuali dei calabresi.
Sarebbe paradossale, peraltro, dopo il sistematico depotenziamento delle ordinarie strutture di sicurezza della regione, dopo la negazione dei protocolli di protezione basilari per i procuratori e i magistrati di Reggio Calabria, che si trovino d’improvviso le risorse per armati in mimetica che stiano sotto le case dei calabresi, a presidiare strade, piazze e palazzi istituzionali in nome di una fantomatica “sicurezza”.

È si di sicurezza che abbiamo bisogno per indebolire la morsa ‘ndranghetista: quella di un contesto lavorativo che ci garantisca prospettive di vita quanto meno dignitose e diritti diffusi in radicale antitesi alla giungla precarizzata propria del liberismo nella nostra grottesca declinazione di “compari e padrini”. La sicurezza di un sistema di istruzione solido, radicato, assolutamente accessibile e fortemente presente che ci dia la possibilità di formare e formarci come uomini liberi e pensanti e non come provetti e professionali schiavi. Scuole ed università pubbliche non possono che essere spine nel fianco della mentalità criminale, per cui la ‘ndrangheta non può che ringraziare questo ed altri governi per riforme e provvedimenti destrutturanti e tagli scellerati.

Abbiamo bisogno di un piano di risanamento territoriale che ci dia la sicurezza di un paese che non scenda a valle o sia sommerso dal fango per qualche millimetro di pioggia in più. È sempre al di fuori dello squallido costume della nostra società che dobbiamo cercare una pianificazione in grado di fermare lo scempio cementizio della speculazione edilizia a cui amministratori e mafiosi della nostra regione devono tanto e sono storicamente legati.
Un crimine nei confronti dei calabresi che ha di fatto congestionato lo sviluppo e la vivibilità del territorio devastando non solo i luoghi fisici ma anche il tessuto sociale che li legava. Ancora! La sicurezza che pretendiamo è la garanzia di non dover morire abitando nei pressi di una delle tante discariche, legali e illegali, di rifiuti tossici e/o radioattivi gestite dalla mafia e riempite dall’industria e dalla scelleratezza di un sistema produttivo lontano dai nostri bisogni, sprecone e barbarico.

Chi coraggiosamente fa il proprio lavoro come il procuratore Di Landro non deve essere glorificato, né può servire a lavare le mani e la coscienza di quell’ampia schiera di uomini dello stato quotidianamente conniventi, se non direttamente responsabili di abusi e intrallazzi. Non vogliamo, pertanto, unirci al coro rituale ed ipocrita che esprime solidarietà a un funzionario di stato. Il nostro sostegno a Di Landro si concretizza nel comune impegno quotidiano ad agire e pensare come uomini, quindi in netto contrasto con tutte le organizzazione criminose e criminali. Un procuratore, un magistrato dev’essere semplicemente messo nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro.

La manifestazione di Reggio Calabria non deve essere una passeggiata sotto il sole. Sarà realmente un punto d’inizio se
avremo il coraggio di scoperchiare di fronte a migliaia di persone il pentolone in cui ribolle il magma grigio di pistole e cemento, di padrini e colletti bianchi, di picciotti e amministratori delegati, di silenzi quotidiani e proclami d’occasione.

Come studenti, come giovani, come calabresi lottiamo e lotteremo ancora contro la mentalità e la violenza mafiosa quotidianamente, senza tregua alcuna: talvolta, come il 25 settembre, esplicitamente. Altre volte implicitamente, lottando in difesa dell’università pubblica, dei plessi scolastici, dei diritti civili e dei lavoratori, del territorio,
dell’ambiente e della salute,
e forse la vera lotta antimafia è proprio questa.

Laboratorio Politico P2 Occupata
Collettivo Studentesco Unical

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Contributo Piattaforma della manifestazione No ‘ndrangheta

Vogliamo un esercito..armato di libri, penna e coraggio!

Siamo stati tutti colpiti, chi più chi meno, da quanto accaduto a Reggio Calabria, nel Catanzarese, anche oltre regione come nel Cilento. La tentazione è sempre quella della soluzione d’emergenza, abbiamo sentito spesso invocare più forze dell’ordine, più magistrati, addirittura l’esercito.
Ma la ‘ndrangheta non è un’emergenza, è un potere radicato lungo tutto il territorio del paese, nonché una distorta cultura sedimentata nella nostra gente, per cui una soluzione d’emergenza servirebbe a poco.
Se è vero che la manifestazione del 25 settembre è solo un inizio, allora fin da subito dobbiamo gettare le basi per una lunga ma solida e inesorabile ricostruzione, la quale non può prescindere dal riconoscimento dei nostri obiettivi e dalla ricerca di soluzioni efficaci.
Allora cominciamo col dire che la ‘ndrangheta non è solo quella delle pistole e delle bombe, ma rischieremmo di restare vaghi quindi non essere incisivi.
Allora parliamo di quello che sappiamo, per esempio di rifiuti tossici: un business gigantesco per la mafia che oltre ad ingrossare i conti delle ‘ndrine avvelena ed uccide. Fanno notizia i due omicidi efferati del catanzarese, mentre nel silenzio muoiono centinaia di persone avvelenate inconsapevolmente dallo smaltimento illegale di rifiuti. Inutile affaccendarsi nel parlare di legalità se nel frattempo si è compiacenti a politiche industriali che pur di massimizzare i profitti producono tonnellate di rifiuti tossici, così come bisogna avere il coraggio di richiamare alle proprie responsabilità coloro che si affidano alla criminalità organizzata per lo “smaltimento”. Ed infine, se voi foste manager della ‘ndrangheta vorreste un piano dei rifiuti razionale che miri al differenziamento, al riciclo ed al riutilizzo, oppure preferireste il caos attuale di una produzione scellerata, dell’accantonamento in discarica e dello smaltimento iper-costoso a favore di ditte private? Allora che la classe dirigente si prenda la responsabilità della sua incapacità, sperando che di incapacità si sia trattato.
E che si parli di appalti pubblici, di trasparenza ed anche in questo caso di responsabilità delle classi dirigenti, perché quando si “becca” qualche impresa vincitrice di appalti truccati in odore di mafia non si stupisce nessuno: ben venga la magistratura a scoperchiare queste vicende, ma a che serve se da cinquant’anni di appalti e di arresti non si è ancora riusciti ad avere un minimo di trasparenza e chiarezza sulla famigerata Salerno – Reggio Calabria?
E poi ci sono migliaia di ragazzi e ragazze, studenti, lavoratori, disoccupati, lavoratori in nero, precari, in giro per i vicoli dei paesini o per le strade delle cittadine, tra i call-center e le università, tra i negozi e gli uffici di collocamento. In gioventù si è potenziali uomini e potenziali mafiosi, e spesso a scegliere per noi sono le nostre condizioni, la cultura, il sociale, le possibilità.
Allora è qui che si fa mafia ed antimafia, e permetteteci di dire che chi chiude le scuole, chi taglia e destruttura le università, chi precarizza il lavoro fa mafia, chi distrugge i luoghi di socialità e di integrazione, chi favorisce l’odio tra cittadini siano essi di classi o nazioni diverse, chi fa tutto questo fa mafia. E nessuno si compiaccia: si tratta di responsabilità trasversali.
Per fare antimafia vogliamo un esercito di insegnanti; vogliamo soldi per le università pubbliche, non tagli e privatizzazioni mascherate da riforme; vogliamo essere messi in condizione di fare e decidere un lavoro, non essere prede nella giungla del mercato, perché una vita in equilibrio precario logora, ed anche i forti rischiano di cedere alla tentazione delle pistole, dei soldi facili, degli stupefacenti.

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