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Istruzione: con 1 miliardo in più, siamo a -7

Ha fatto notizia sui giornali l’assegnazione da parte del ministero Gelmini di un miliardo agli atenei del sud. Un gesto che può essere utile solamente alla propaganda.

Parliamo di aria fritta, se non consideriamo che insieme al gravoso aumento costo di generi di prima necessità e di energia messo in campo da questo governo, siano aumentate pure le tasse universitarie. Se non vediamo che la possibilità complessiva di accesso all’università diminuisce, soprattutto per le fasce più deboli. E cala ancora più velocemente la capacità dell’offerta didattica.

Non è una novità, non è una sorpresa. Chi vive l’università sa che questa è una conseguenza della legge 133 del 2008. Con questa legge il governo Berlusconi continuava l’opera di attacco al Sapere e al Diritto allo Studio che da vent’anni veniva portata avanti dai vari governi. Ed anzi rincarava la dose: invece di progettare un sistema pubblico migliore, dissanguò di 8 miliardi i finanziamenti per scuola ed università. Chi allora cercava di imbrogliarci con la favola del taglio degli sprechi, oggi ci vuole comprare con le briciole. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: molte scuole sono ancora senza manutenzione da anni (alcune sono pericolanti), in molti istituti non ci sono i soldi per il personale Ata e in alcuni nemmeno per i professori. I bilanci degli atenei pubblici sono in crisi, come quello 2012 dell’Unical che rischia seriamente di essere in rosso e per il quale il rettore La Torre -storicamente legato più al patrimonio immobiliare che al sapere universitario- ha iniziato a svendere pezzi di università. E nonostante questo l’ateneo rischia il blocco delle assunzioni, perché si spende più del 90% del bilancio in stipendi del personale.

La disastrosa realtà che viviamo oggi è la diretta conseguenza delle manovre governative della complicità delle baronie universitarie. Le stesse baronie che non sono state toccate dai tagli e continuano a gestire gli atenei. Mentre per le famiglie e per gli studenti la situazione continua solo a peggiorare. Non ci servono i finanziamenti straordinari, l’accesso pubblico e libero al sapere è una priorità inderogabile.

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