(Comunicato stampa 25/07/2012)
L’estate all’Unical si sta impolverando di polemiche. Per quale motivo? Affrettare le elezioni di La Torre. C’è chi impugna improbabili sentenze del Tar e chi invoca lo Statuto d’Ateneo. Il tutto, attacco, difesa e contrattacco, nel sacro nome della democrazia.
Cosa spinge questo inaspettato vento estivo? Una schiera di tromboni. Proprio i presidi di facoltà, infatti, sino a ieri hanno sostenuto La Torre (ed i vari ministeri che si sono succeduti durante il suo rettorato) ed ora gli chiedono di farsi da parte e accelerare il “cambiamento dell’Unical”. Noi non dimentichiamo chi è il nostro Rettore: quel campione di democrazia che, da oramai 14 anni domina l’Unical e che alle decisioni partecipate ha in più occasioni preferito le oscure cabine di regia, passato alla storia per stemperare il dissenso con le ruspe e gli sgomberi, portando la celere fin dentro le aule universitarie. Noi non dimentichiamo quegli accadimenti che solo grazie alla nostra resistenza l’anno scorso si trasformò ne “la tinteggiata dell’aula p2occupata”.
Traffichini e parassiti di tutte le risme cercano visibilità nel periodo più nero della democrazia nell’università pubblica. Nessuno di costoro, nemmeno gli speculatori più radical-chic, ha mosso un dito mentre veniva approvato il ddl 1905, (la seconda legge Gelmini): tutto il potere al CdA, di cui una quota parte è riservata agli “esterni di comprovate capacità” piuttosto che a ricercatori e studenti. Un CdA che per la sua composizione consegna la maggioranza assoluta al rettore (5+1 su 11), bilanciato in maniera eccellente da un senato accademico che ha ruolo meramente consultivo. E che dire dei maxi-dipartimenti? Sono stati cuciti sugli assetti di potere su cui è intelaiata l’Unical. Se si considera che questi hanno il compito di indirizzare ricerca e didattica (avendone la relativa disponibilità finanziaria), viene facile capire quanto poco basti alle aziende, e più in generale ai poteri forti, per mettere le mani sulle leve che regolano i nostri Atenei. Diremo addio a quel poco di didattica scampata ai tagli ed ancora legata ai bisogni degli studenti. Allo stesso modo sarà compromessa la libera ricerca. Non solo, con essa sarà compromesso anche il futuro di molti ricercatori precari all’università.
Nel frattempo per l’ennesimo anno di fila le tasse crescono in maniera lenta ma costante, a tal proposito, tra le altre cose approvate dal CdA di lunedì c’è anche l’ulteriore aumento di ben dieci punti percentuali della contribuzione studentesca. Non c’è da meravigliarsi, infatti, di come i bilanci siano sempre meno limpidi da quando, già nel 2009 sotto spinta del Rettore, le funzioni del Centro Residenziale sono state assorbite dal Consiglio di Amministrazione. “Manovra per migliorare l’assetto di bilancio” si diceva ed oggi si vuole dare in mano ai privati la gestione delle residenze studentesce.
I pochi mesi in più o in meno per le elezioni del Rettore possono essere importanti solo per la fame dei presidi di Facoltà, che vedranno il loro potere calare di molto con la scomposizione e ricomposizione in maxi-dipartimenti. Per il resto dei lavoratori precari e degli studenti, la grande massa dell’università, la situazione si è già aggravata e nessun nuovo Presidentissimo potrà cambiare questa condizione.
Commenti Recenti