Difendiamo l’università ed i nostri diritti!
Scritto da p2okkupata in Generale il Settembre 29, 2010
L’anno accademico non inizierà se il DDL Gelmini ed i tagli all’istruzione non verranno ritirati.
I ricercatori si stanno opponendo all’attacco finale all’Università Pubblica, ma sono gli studenti di oggi e domani a pagare più di tutti gli altri, e sono gli studenti a dover essere protagonisti di una lotta imprescindibile.
Giovedì 30 Settembre, ASSEMBLEA DI FACOLTÀ, ore 21:00 Aula DS3
Convocata dal Preside Veltri per la situazione drammatica dell’università e della facoltà.
Martedì 5 Ottobre TUTTI AL CONSIGLIO DI FACOLTÀ, ore 15:30 Aula DS3
Per dire no al DDL Gelmini, ai tagli ed agli effetti delle scellerate riforme degli ultimi dieci anni come la semestralizzazione forzata del ordinamento DM 509: dopo averci fatto seguire corsi frenetici da 8 settimane vogliono farci fare esami ogni 6 mesi.
BASTA ESPERIMENTI SULLA PELLE DEGLI STUDENTI
Prossima Assemblea Ricercatori e Studenti
Scritto da p2okkupata in Generale il Settembre 28, 2010
La prossima assemblea dei ricercatori e studenti si terrà giorno 29 settembre alle ore 11:00 in aula P2Occupata
Nessuna mediazione. Riprendiamoci le sessioni d’esame.
Scritto da p2okkupata in Appuntamenti il Settembre 27, 2010
L’università pubblica oggi è vittima dei tagli di Tremonti e delle proposte scellerate della Gelmini, ma gli studenti da anni subiscono le assurdità dell’ordinamento DM 509, quello trimestrale. Visto che l’esperimento per cui migliaia di studenti sono serviti da cavia è fallito, ora dopo averci fatto fare dei frenetici corsi trimestrali ci tolgono arbitrariamente l’unico vantaggio di quell’ordinamento: la frequenza degli esami. Abolendo le sessioni d’esame del DM 509 si realizza l’esatto contrario di quanto vogliono gli studenti: a corsi trimestrali, che non ci sono più garantiti, ci fanno corrispondere esami semestrali.
Ora basta!
Martedì 28 Settembre nella facoltà di ingegneria inizia la raccolta firme per il ripristino delle sessioni d’esame del DM 509 fino all’esaurimento di tutti gli studenti iscritti.
Martedì 5 ottobre interveniamo nel Consiglio di Facoltà, a portare una valanga di firme, ma anche di braccia, di occhi, di menti e di voci.
GLI STUDENTI NON SONO LE VOSTRE CAVIE!
Se vuoi partecipare alla raccolta firme, aiutarci, chiedere informazioni, puoi recarti in Aula P2*Occupata, cubo 40 B, Ponte Carrabile, Unical.

Prossima Assemblea
Scritto da p2okkupata in Appuntamenti il Settembre 20, 2010
la prossima assemblea del laboratorio politico aula p2 occupata si terrà giorno 21 settembre alle ore 16:00
Prossima Assemblea
Scritto da p2okkupata in Appuntamenti il Settembre 17, 2010
La prossima assemblea del Laboratorio politico P2 occupata si terrà venerdi 17 settembre alle ore 16:00
Intervento sulla Manifestazione No ‘ndrangheta
Scritto da p2okkupata in Generale il Settembre 16, 2010
Fin dall’inizio abbiamo seguito con attenzione la coraggiosa iniziativa de “Il Quotidiano della Calabria” portando la nostra presenza in entrambi gli incontri di Lamezia Terme preparatori alla manifestazione nazionale del 25 settembre a Reggio Calabria. Apprezzabile e auspicabile è la pluralità delle posizioni che hanno dato vita alla piattaforma. Tale pluralità si rivelerà risorsa e non limite solo se ciascuno dei soggetti coinvolti saprà esprimersi a pieno in questo contesto. Pertanto, sentiamo il bisogno di fare alcune osservazioni.
Innanzitutto che sia una manifestazione di Popolo: sarebbero inaccettabili passerelle e strumentalizzazioni di una classe dirigente trasversalmente incapace e troppo spesso collusa, la quale incarna e istituzionalizza di fatto atteggiamenti mafiosi come il clientelismo e il voto di scambio. Gli stessi apparati sindacali, con cui sfileremo fianco a fianco per questo importante evento, ammettano la responsabilità di aver concorso alla strutturazione di un mercato del lavoro predatorio e precarizzato; il quale ha contribuito all’alienazione ed alla ricattabilità che rendono sempre più ampie fasce di popolazione soggette alle lusinghe e alle minacce della criminalità organizzata.
La ‘ndrangheta, come tutte le mafie, prolifera nello squallido costume della società del profitto a tutti costi, del reality show, dell’impunità istituzionale a cui la “modernità” risponde con la chiusura dei plessi scolastici, la destrutturazione e lo svilimento del ruolo dell’istruzione ed infine lo strangolamento dell’Università come luogo di formazione, di cultura, di riscatto sociale. Inviando le forze armate lo stato non farebbe altro che manifestare la propria impotenza nei confronti di un fenomeno che non è affatto emergenziale bensì strutturale, quindi sociale, culturale e politico.
Già in passato leggi speciali, super procure e misure d’emergenza sono soltanto servite a creare fenomeni mediatici e sensazionalismi senza intaccare minimamente il radicamento della criminalità organizzata tra le strade e i palazzi del potere. Così come la militarizzazione non farebbe altro che creare disagio alle popolazioni e diminuire ulteriormente le libertà individuali dei calabresi.
Sarebbe paradossale, peraltro, dopo il sistematico depotenziamento delle ordinarie strutture di sicurezza della regione, dopo la negazione dei protocolli di protezione basilari per i procuratori e i magistrati di Reggio Calabria, che si trovino d’improvviso le risorse per armati in mimetica che stiano sotto le case dei calabresi, a presidiare strade, piazze e palazzi istituzionali in nome di una fantomatica “sicurezza”.
È si di sicurezza che abbiamo bisogno per indebolire la morsa ‘ndranghetista: quella di un contesto lavorativo che ci garantisca prospettive di vita quanto meno dignitose e diritti diffusi in radicale antitesi alla giungla precarizzata propria del liberismo nella nostra grottesca declinazione di “compari e padrini”. La sicurezza di un sistema di istruzione solido, radicato, assolutamente accessibile e fortemente presente che ci dia la possibilità di formare e formarci come uomini liberi e pensanti e non come provetti e professionali schiavi. Scuole ed università pubbliche non possono che essere spine nel fianco della mentalità criminale, per cui la ‘ndrangheta non può che ringraziare questo ed altri governi per riforme e provvedimenti destrutturanti e tagli scellerati.
Abbiamo bisogno di un piano di risanamento territoriale che ci dia la sicurezza di un paese che non scenda a valle o sia sommerso dal fango per qualche millimetro di pioggia in più. È sempre al di fuori dello squallido costume della nostra società che dobbiamo cercare una pianificazione in grado di fermare lo scempio cementizio della speculazione edilizia a cui amministratori e mafiosi della nostra regione devono tanto e sono storicamente legati.
Un crimine nei confronti dei calabresi che ha di fatto congestionato lo sviluppo e la vivibilità del territorio devastando non solo i luoghi fisici ma anche il tessuto sociale che li legava. Ancora! La sicurezza che pretendiamo è la garanzia di non dover morire abitando nei pressi di una delle tante discariche, legali e illegali, di rifiuti tossici e/o radioattivi gestite dalla mafia e riempite dall’industria e dalla scelleratezza di un sistema produttivo lontano dai nostri bisogni, sprecone e barbarico.
Chi coraggiosamente fa il proprio lavoro come il procuratore Di Landro non deve essere glorificato, né può servire a lavare le mani e la coscienza di quell’ampia schiera di uomini dello stato quotidianamente conniventi, se non direttamente responsabili di abusi e intrallazzi. Non vogliamo, pertanto, unirci al coro rituale ed ipocrita che esprime solidarietà a un funzionario di stato. Il nostro sostegno a Di Landro si concretizza nel comune impegno quotidiano ad agire e pensare come uomini, quindi in netto contrasto con tutte le organizzazione criminose e criminali. Un procuratore, un magistrato dev’essere semplicemente messo nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro.
La manifestazione di Reggio Calabria non deve essere una passeggiata sotto il sole. Sarà realmente un punto d’inizio se
avremo il coraggio di scoperchiare di fronte a migliaia di persone il pentolone in cui ribolle il magma grigio di pistole e cemento, di padrini e colletti bianchi, di picciotti e amministratori delegati, di silenzi quotidiani e proclami d’occasione.
Come studenti, come giovani, come calabresi lottiamo e lotteremo ancora contro la mentalità e la violenza mafiosa quotidianamente, senza tregua alcuna: talvolta, come il 25 settembre, esplicitamente. Altre volte implicitamente, lottando in difesa dell’università pubblica, dei plessi scolastici, dei diritti civili e dei lavoratori, del territorio,
dell’ambiente e della salute,
e forse la vera lotta antimafia è proprio questa.
Laboratorio Politico P2 Occupata
Collettivo Studentesco Unical
Contributo Piattaforma della manifestazione No ‘ndrangheta
Scritto da p2okkupata in Generale il Settembre 16, 2010
Vogliamo un esercito..armato di libri, penna e coraggio!
Siamo stati tutti colpiti, chi più chi meno, da quanto accaduto a Reggio Calabria, nel Catanzarese, anche oltre regione come nel Cilento. La tentazione è sempre quella della soluzione d’emergenza, abbiamo sentito spesso invocare più forze dell’ordine, più magistrati, addirittura l’esercito.
Ma la ‘ndrangheta non è un’emergenza, è un potere radicato lungo tutto il territorio del paese, nonché una distorta cultura sedimentata nella nostra gente, per cui una soluzione d’emergenza servirebbe a poco.
Se è vero che la manifestazione del 25 settembre è solo un inizio, allora fin da subito dobbiamo gettare le basi per una lunga ma solida e inesorabile ricostruzione, la quale non può prescindere dal riconoscimento dei nostri obiettivi e dalla ricerca di soluzioni efficaci.
Allora cominciamo col dire che la ‘ndrangheta non è solo quella delle pistole e delle bombe, ma rischieremmo di restare vaghi quindi non essere incisivi.
Allora parliamo di quello che sappiamo, per esempio di rifiuti tossici: un business gigantesco per la mafia che oltre ad ingrossare i conti delle ‘ndrine avvelena ed uccide. Fanno notizia i due omicidi efferati del catanzarese, mentre nel silenzio muoiono centinaia di persone avvelenate inconsapevolmente dallo smaltimento illegale di rifiuti. Inutile affaccendarsi nel parlare di legalità se nel frattempo si è compiacenti a politiche industriali che pur di massimizzare i profitti producono tonnellate di rifiuti tossici, così come bisogna avere il coraggio di richiamare alle proprie responsabilità coloro che si affidano alla criminalità organizzata per lo “smaltimento”. Ed infine, se voi foste manager della ‘ndrangheta vorreste un piano dei rifiuti razionale che miri al differenziamento, al riciclo ed al riutilizzo, oppure preferireste il caos attuale di una produzione scellerata, dell’accantonamento in discarica e dello smaltimento iper-costoso a favore di ditte private? Allora che la classe dirigente si prenda la responsabilità della sua incapacità, sperando che di incapacità si sia trattato.
E che si parli di appalti pubblici, di trasparenza ed anche in questo caso di responsabilità delle classi dirigenti, perché quando si “becca” qualche impresa vincitrice di appalti truccati in odore di mafia non si stupisce nessuno: ben venga la magistratura a scoperchiare queste vicende, ma a che serve se da cinquant’anni di appalti e di arresti non si è ancora riusciti ad avere un minimo di trasparenza e chiarezza sulla famigerata Salerno – Reggio Calabria?
E poi ci sono migliaia di ragazzi e ragazze, studenti, lavoratori, disoccupati, lavoratori in nero, precari, in giro per i vicoli dei paesini o per le strade delle cittadine, tra i call-center e le università, tra i negozi e gli uffici di collocamento. In gioventù si è potenziali uomini e potenziali mafiosi, e spesso a scegliere per noi sono le nostre condizioni, la cultura, il sociale, le possibilità.
Allora è qui che si fa mafia ed antimafia, e permetteteci di dire che chi chiude le scuole, chi taglia e destruttura le università, chi precarizza il lavoro fa mafia, chi distrugge i luoghi di socialità e di integrazione, chi favorisce l’odio tra cittadini siano essi di classi o nazioni diverse, chi fa tutto questo fa mafia. E nessuno si compiaccia: si tratta di responsabilità trasversali.
Per fare antimafia vogliamo un esercito di insegnanti; vogliamo soldi per le università pubbliche, non tagli e privatizzazioni mascherate da riforme; vogliamo essere messi in condizione di fare e decidere un lavoro, non essere prede nella giungla del mercato, perché una vita in equilibrio precario logora, ed anche i forti rischiano di cedere alla tentazione delle pistole, dei soldi facili, degli stupefacenti.
Prossima Assemblea
Scritto da p2okkupata in Appuntamenti il Settembre 14, 2010
La prossima assemblea del Laboratorio Politico Aula P2 Occupata è stata fissata per Mercoledì 15 settembre alle ore 16:00
Prossima Assemblea
Scritto da p2okkupata in Appuntamenti il Settembre 7, 2010
La prossima assemblea di collettivo è stata fissata per venerdì 10 settembre alle ore 16:00.
Comunicato in risposta alla lettera del Rettore al direttore de “Il Quotidiano della Calabria”
Scritto da p2okkupata in Comunicati il Agosto 4, 2010
Caro Rettore,
ci spiace che lei si limiti a chiedere una non precisata “attenzione” ad un mezzo di stampa piuttosto che rispondere agli studenti dell’università che presiede, magari con elementi concreti e non con proclami o etichette. Ci spiace, ma non ci stupisce. Abbiamo imparato, durante la sua lunga amministrazione, che i criteri di valutazione da lei utilizzati sono esclusivamente contabili o pubblicitari: non a caso si è dimostrato più turbato nel leggere un’opinione potenzialmente dannosa per l’immagine dell’Unical piuttosto che nel chiudere la porta in faccia ad 800 ragazzi calabresi intenzionati ad intraprendere gli studi universitari. Come lei ben sa i nostri criteri di valutazione dell’università sono radicalmente diversi: in primo luogo il diritto allo studio, ovvero la garanzia di poter studiare e laurearsi per tutti coloro ne hanno l’intenzione, senza barriere numeriche, economiche e sociali. Il nuovo bando di ammissione, così come il costante aumento delle tasse, sancisce una direzione imboccata ormai da tempo: il ritorno ad una università per pochi privilegiati, in barba a quella stessa funzione sociale per cui l’Unical è stata fondata. In secondo luogo teniamo a cuore la qualità della formazione, quella reale, non quella proclamata da lei, dai suoi colleghi e dal ministro. Intendiamo la capacità a formare individui colti e coscienti, che sappiano osservare la realtà e incidervi, non esserne in balia. Anche da questo punto di vista, lo lasci dire a chi lo vive sulla propria pelle, la nostra università non fa altro che fornire accozzaglie di nozioni spinte a forza in tempi da fabbrica. Il risultato è che la laurea è solo un foglio di via per anni di disoccupazione o, nel migliore dei casi, di precarietà. Per questo, lo ribadiamo, l’Unical e l’università italiana sta colando a picco. Se con le sue riflessioni intendesse semplicemente sottolineare che il tracollo è generale e non esclusivamente del nostro ateneo, potremmo persino essere d’accordo. Generale come le responsabilità della classe dirigente dell’università italiana, primi fra tutti i rettori.
Quello che non le permettiamo è di sostenere che intendiamo danneggiare la nostra università: denunciando tutte le enormi lacune del sistema universitario italiano e del nostro ateneo, intendiamo evitare che i nostri successori incappino nella stessa disavventura in cui sono costrette a imbattersi intere generazioni di studenti. Il suo atteggiamento per quanto riguarda il danno d’immagine è simile a quello di coloro che preferiscono non scoprire depositi tossici in mare perché questo penalizzerebbe la pesca ed il turismo. Un atteggiamento irresponsabile ed emblematico, da cui, ovviamente, ci sentiamo distanti anni luce.

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