7ottobre: Le nostre vite prima dei loro profitti!


7ottobre 9.30, P.ZA ZUMBINI

Il Laboratorio Politico P2 Occupata aderisce all’appello lanciato dai movimenti cittadini per un corteo da tenere a Cosenza il 7 Ottobre.

Sono anni che i governi italiani ed europei, di qualsiasi colore, propongono lo scellerato modello liberista che ha implicato tagli all’Università, alla ricerca, all’intero stato sociale, assoggettando ogni aspetto della società al mercato. Oggi quel modello, dagli Stati Uniti all’Europa, come ampiamente previsto, sta crollando sulle proprie contraddizioni e si rivela palesemente inadeguato, barbarico, insostenibile. Un modello che contrappone i profitti di pochi ai diritti di molti. Eppure la casta economico-politica del paese non intende fare un passo indietro: individua un nuovo specchietto per le allodole, il debito pubblico, con cui favorire nuove speculazioni ed attaccare i diritti, dalla contrattazione collettiva alla sanità, dalla martoriata istruzione pubblica alla tutela dei territori.

Il modello che i movimenti studenteschi di tutto il paese propongono da anni è profondamente diverso. Partendo dal rifiuto del processo di Bologna e delle Università Fabbrica, è nostra intenzione fermare questo processo scellerato e dare inizio alla creazione di un nuovo stato sociale, abbandonando il fallimentare modello mercato-centrico. Un conflitto inevitabile: per la casta economica i nostri diritti sono terreno di conquista; per noi i loro profitti sono terreno di conquista.

Con questo spirito ci ritroveremo in piazza a Cosenza il 7 Ottobre, insieme a tanti altri cittadini della provincia, e poi a Roma il 15 Ottobre, con una chiara parola d’ordine. Dobbiamo Fermarli.

Laboratorio Politico P2 Occupata

Cubo 40 C, Università della Calabria, Rende (CS)

info: p2occupata@inventati.org

 

APPELLO

Appello a tutte le forze sociali, a studenti, lavoratori, precari, disoccupati, sottopagati, sfruttati, per la costruzione di una giornata di mobilitazione locale contro le politiche antisociali del governo e dell’unione europea.

La crisi economica in atto ha fatto emergere in tutta la sua brutalità il volto imperialista dell’Unione Europea e la subalternità dei governi nazionali agli interessi dei grandi oligarchi delle banche e delle lobby economico-finanziarie. L’aggressione militare sulla Libia è solo l’esempio a noi più vicino della natura guerrafondaia del blocco europeo.

Esautorati della propria sovranità, i governi dei vari paesi sono stati costretti ad intervenire attraverso ripetute manovre finanziarie per rientrare nei parametri del patto di stabilità europeo. Le decisioni economiche dei vari stati non maturano neanche più nei vari parlamenti nazionali ma nel chiuso delle stanze del ristretto consiglio di amministrazione economico/finanziario dell’Ecofin.

Le favole propinateci da Berlusconi e soci sulla tenuta del sistema Italia non reggono più.

Le manovre estive, che portano in calce la firma della BCE, sono la dimostrazione più evidente di come anche in Italia, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna si respiri aria di default. Dopo miliardi di euro sperperati per coprire le banche dall’ipotesi di fallimento, la nuova priorità del governo è rientrare dal debito. Ed è così che si vara una finanziaria dietro l’altra nell’obiettivo di far rientrare il disavanzo di oltre 600 miliardi di euro facendo ricadere i costi di tali manovre sulle classi sociali più deboli.

Non che ci fossero dubbi sulla natura padronale del governo Berlusconi/Tremonti, ma gridare allo scandalo nel momento in cui si paventa l’ipotesi di tassare una tantum i redditi superiori ai 150 mila euro, è l’evidenza più concreta del grado di subordinazione di tutte le forze parlamentari e dei sindacati concertativi agli interessi di confindustria.

Non si intaccano minimamente i privilegi della casta, delle banche, delle grandi rendite finanziarie e della classe industriale. Di contro si inaspriscono le già precarie condizioni di vita dei settori popolari, attraverso l’introduzione di nuove forme di tassazione dirette e indirette, lo smantellamento dei residui di stato sociale e di garanzie del mondo del lavoro. Con la complicità dei sindacati collaborazionisti si deroga alla contrattazione nazionale collettiva con accordi su basi territoriali sferrando l’ultimo colpo allo statuto dei lavoratori dopo l’introduzione dell’arbitrato sulle controversie tra lavoratore e datore di lavoro (collegato lavoro 2010); si semplifica la legge in materia di licenziamenti con l’articolo 8; si innalza l’età pensionabile per i lavoratori.

In piena continuità rispetto alle politiche dei governi di centro sinistra si assestano i colpi di grazia alla scuola e all’università pubbliche. Le scuole pubbliche subiscono un continuo processo di declassamento, in favore delle strutture private. I continui e progressivi tagli al personale colpiscono professionalità, innalzano il livello degli inoccupati nel settore e soprattutto, determinano un abbassamento della qualità della didattica con buona pace di concetti quali libertà di insegnamento, democrazia e partecipazione. Sul piano della formazione accademica si cedono ai privati la gestione amministrativa dei corsi di laurea e si assoggetta la ricerca alle logiche di mercato. Si annullano tutte quelle forme di agevolazione di natura economica che garantivano l’accesso all’istruzione superiore anche alle fasce sociali più svantaggiate, facendo dell’università una scuola elitaria e funzionale agli interessi dei privati.

Si impongono pesanti tagli al già martoriato settore della sanità, introducendo tickets, esternalizzando a privati prestazioni e cure indispensabili a garantire la salute dei cittadini e i bisogni dei malati, dei diversamente abili, si taglia sul personale. I servizi di trasporto pubblico, già liberalizzati negli anni e svenduti ai privati subiscono ulteriori pesanti attacchi. Diminuiscono i volumi di prestazioni e la qualità dei servizi, si incrementano le quote tariffarie incidendo pesantemente sul reddito delle famiglie. Aumentano i finanziamenti per le opere faraoniche quali la Tav, e il Ponte sullo Stretto che non hanno alcuna utilità sociale ed economica per i territori e per le popolazioni ma solo per le lobby del cemento che traggono enormi profitti prima dalla loro costruzione e poi dalla loro gestione, riversando i costi di tali eco-mostri sugli stessi territori e sulle loro popolazioni. Si inaspriscono le leggi razziste, xenofobe e securitarie nei confronti dei disperati che fuggono dalle proprie terre martoriate da guerre che gli stessi governi occidentali hanno orchestrato in funzione degli interessi dei monopoli del petrolio e del gas. Si affrontano le problematiche legate all’immigrazione in chiave emergenziale, attraverso la politica dei respingimenti e sfornando lager di stato in ogni angolo del paese e affidando alla protezione civile la gestione di tali carceri.

Populisticamente si legittima tutto ciò con la retorica dell’unità nazionale, con la favoletta dell’essere tutti sulla stessa barca, con l’invito a stringere la cinghia, con l’appello all’austerità.

Ma noi non ci stiamo. Siamo stanchi di fare sacrifici per vedere poi riempite le tasche e le casse di padroni, politici e banchieri. Abbiamo già dato!!!

Che la crisi la paghi chi da sempre ha speculato sui risparmi della gente, chi ha accresciuto profitti sulla fatica e sul sudore dei lavoratori, chi ha aumentato le proprie ricchezze sullo sfruttamento e sul saccheggio dei territori e delle popolazioni.

Venerdì 7 ottobre 2011 Cosenza scende in piazza per manifestare la sua ferma e intransigente opposizione alle politiche antisociali del governo locale e nazionale.

Per ribadire la sua netta contrarietà alle politica di austerità ordinate dall’Europa.

Per gridare che a tutto questo sfacelo non ci sta, che è necessario capovolgere le logiche che vogliono i profitti primeggiare sulla vita degli uomini.

Una data che segna solo una tappa rispetto al percorso che porterà alla giornata di mobilitazione europea del 15 ottobre, quando le piazze d’Europa, del Mediterraneo, si riempiranno di gente pronta a gridare la propria rabbia ed indignazione rispetto alle politiche di austerità e sacrifici imposti dai governi, che scaricano i costi della crisi sulle masse popolari.

“Gli esseri umani prima dei profitti. Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri, chi pretende di governarci non ci rappresenta, l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”

CONTRO

L’EUROPA DELLE BANCHE E DEI PADRONI;

LE MANOVRE FINANZIARIE LACRIME E SANGUE,

LE PRIVATIZZAZIONI DI SCUOLA, SANITA’, ENERGIA E SERVIZI;

LE LEGGI SECURITARIE NEI CONFRONTI DEI MIGRANTI;

LE POLITICHE DI DEPREDAZIONE E DEVASTAZIONE AMBIENTALE;

LA CARCERAZIONE SOCIALE;

PER

IL DIRITTO ALL’INSOLVENZA;

L’ABROGAZIONE DI TUTTE LE LEGGI PRECARIZZANTI IN MATERIA DI LAVORO;

LA CANCELLAZIONE IMMEDIATA DELLA BOSSI-FINI E LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO PER TUTTI I MIGRANTI;

UNA SCUOLA ED UNIVERSITA’ FUORI DALLE LOGICHE DI MERCATO;

IL DIRITTO ALLA CASA E AL REDDITO

VENERDI’ 7 OTTOBRE 2011 CORTEO CITTADINO CONTRO L’AUSTERITÀ

CONCENTRAMENTO H. 9.30 P.ZZA ZUMBINI – COSENZA

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