Mensa & Rifiuti Zero

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Trasparenza e Partecipazione sono una elemosina?


11/03/2013_Comunicato Stampa

 

Speriamo di non diventare le cassandre che prevedono una rovina imminente. Lo andiamo dicendo dal 2008 e ultimamente la cronaca impietosa sembra fare a gara a darci ragione. A poco serve aver ragione se non si riesce a cambiare il futuro e infatti cogliamo di nuovo la palla al balzo per dare l’ennesima occasione di ripresa a chi amministra l’UniCal. Al di là di ammiccamenti e campagne elettorali, infatti, l’Ateneo è in piena emergenza e non sarà con la segretezza e con accordi riservati che si uscirà da questa crisi.

Così come abbiamo avuto modo di dire per quanto riguarda la didattica erogata da questa università pubblica, è inconcepibile che tutto ciò che riguarda il futuro dell’Ateneo e dei giovani calabresi venga deciso senza consultarli e nemmeno informarli. Qual’è il risultato delle ristrutturazioni a tutto il monte ore di didattica offerte dall’UniCal? Come studenti di questo Ateneo conosciamo solo quanto scritto dai quotidiani locali. Prosegui la lettura »

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Campagna Rifiuti Zero: il 3 marzo a Lamezia!


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A TUTTI I COMITATI, LE ASSOCIAZIONI, I MOVIMENTI, I CITTADINI CALABRESI

Ecco l’evento Facebook – per INFO da CS: 3393277355

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L’università è nell’area urbana

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Che ne sarà della formazione pubblica?

RENDE, 22/02/2013_Comunicato Stampa

Ancora una volta il destino dell’istruzione è subordinato alla mancanza di un disegno che abbia al centro il futuro degli studenti. Rimangono i dubbi e crescono le perplessità rispetto il destino dell’offerta formativa del nostro Ateneo.

Secondo le normative imposte dal Ministero, il monte ore di didattica offerto dall’UniCal sarà ridotto di circa 6mila ore. Un impoverimento che proviene dalla subordinazione, forse fin troppo passiva, della comunità accademica alla “riforma Gelmini”. Ci tocca dire che questa questione diventa marginale rispetto i problemi che ci troveremo ad affrontare. Il che dovrebbe far riflettere.

Infatti, il Senato Accademico di ieri ha proseguito nella linea che ci ha portati a questa crisi. Affidare ad una commissione interna il lavoro di ri-organizzazione dei corsi di laurea e degli insegnamenti è sbagliato oltre che pericoloso. Ancora una volta agli studenti non sono stati dati i mezzi per essere informati su quanto riguarda la loro formazione. Per avere un’idea della trasparenza che caratterizza gli organi accademici, basti pensare che chi vive l’università deve conoscere cosa sarà del futuro del proprio ateneo attraverso i quotidiani locali.

E tutto ciò senza avere la possibilità di partecipare e di contribuire fattivamente a questo cambiamento. Infatti, tutt’ora non è chiaro secondo quali logiche sono stati costruiti i Dipartimenti, organi centrali delle ristrutturazione dell’Ateneo. Sono proprio i dipartimenti che, per legge, hanno la responsabilità della costruzione di un adeguato piano per la didattica. Nonostante ciò, vengono di fatto commissariati in favore della suddetta commissione.

Questo testimonia come gli organi accademici abbiano intenzione di gestire la nostra università. Inoltre, gli insegnamenti di questa università sono un patrimonio pubblico da difendere e stimolare quanto più possibile. Gli insegnamenti opzionali, sono una parte importante dell’offerta formativa e perciò non sacrificabili. Ancora più importante è poi il reale controllo sulla riorganizzazione della didattica. Infatti, chi ci garantisce che in questo clima di tagli e riorganizzazioni selvagge non saranno mantenuti non solo gli insegnamenti opzionali, ma anche quelli caratterizzanti?  Di questo passo si arriverà all’abolizione di fatto del valore del titolo di studio.

Ora è il momento per invertire la rotta. Il Senato Accademico non può decidere in solitario, votando nell’unica seduta del 28 febbraio, il destino dell’UniCal. È il momento che anche gli studenti, i diretti interessati del sapere pubblico, possano decidere della loro didattica.

 

 

Laboratorio Politico P2 Occupata

 

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Elezioni e Istruzione pubblica: quando decidiamo noi?

Il 24 e il 25 febbraio gli italiani sono chiamati alle urne per decidere del futuro governo del nostro Paese. I tre grandi schieramenti che si contendono la legislatura sono: il PD di Bersani, il PDL del padre padrone Berlusconi ed il “terzo polo” dei vecchi Casini, Fini e del tecnico, scopertosi improvvisamente politico, Monti. Non possiamo non notare come, a completare il desolato panorama elettorale, ci sono una serie di compagini politiche che puntano sullo sclerotico meccanismo del porcellum per contare qualcosa in una logica di grande coalizione, accompagnate dalla figura di Grillo, disposto ad essere tutto e niente pur di cavalcare il disagio popolare.

In questo periodo di campagna elettorale i temi che ci riguardano da vicino vengono trattati in maniera decisamente superficiale, più per opportunismo che per reale interesse. Per questo, è necessario ricordare le riforme disastrose negli anni passati e le relative responsabilità. Concentriamoci sull’ambito a noi più vicino: quello universitario e della ricerca.

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Sulla didattica non decidete da soli

Contro l’università usa e getta. L’unica soluzione è la partecipazione.

 

RENDE, 20/02/2013_Comunicato Stampa

L’Università della Calabria è in piena emergenza. Insieme ad altre università è stata colpita dal completo riassestamento imposto dall’alto con la legge a firma Gelmini. Tra l’altro, l’intera offerta didattica dovrà essere rivista. E i conti non tornano.

Molti dubbi attanagliano gli studenti, mentre l’incertezza regna sovrana. Infatti, questo è l’ennesimo passo di un sostanziale commissariamento del governo dell’università, avviato con l’approvazione della legge 240. Ultimo passaggio di tutta una serie di riforme che non hanno nemmeno il tempo di essere approvate che sono già da modificare.

La trasformazione degli organi di amministrazione dell’ateneo e la riscrittura dello statuto hanno rivelato appieno lo spirito presente all’interno dell’UniCal: la discrezionalità. Infatti, se al centro del nuovo disegno di università ci saranno i Dipartimenti, con quale logica sono stati costituiti? Secondo legge, il criterio unico è il numero 45 componenti docenti. Infatti, nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Edile c’è un biologo. Nulla da eccepire sul concetto di sapere universale, anche se questo sembra proprio un pastrocchio. Per non parlare di Dipartimenti come quello di Ingegneria Ambientale associato con Ingegneria Chimica. Sperimentazione? Dulcis in fundo, l’offerta didattica ora sarà basata sulle sole “disponibilità” all’interno dei singoli 14 Dipartimenti. Ciascuno si fa i calcoli in proprio, insomma. Come si fa a costruire un disegno unico? Sarà una federazione di 14 città-stato? Da qualche parte si stimola un incontro informale dei Direttori di Dipartimento, da un’altra si chiede aiuto al Senato Accademico, ma nessuno ha delle risposte. Ci sono 37 componenti docenti che, a quanto pare, devono “migrare”. Che succederà? Potrebbero venire a cadere interi Dipartimenti e sarebbe tutto da rifare.

Ancora. Perché si è andati così svelti nella formazione dei nuovi Dipartimenti e nella elezione dei rispettivi Direttori, mentre ancora si devono stilare i regolamenti interni (che sono ancora un mistero per gli stessi dipendenti)?

Non è finita. Perché lo Statuto d’Ateneo appena approvato è già da cestinare (come dicono persino i Capi-Dipartimento e docenti che lo hanno votato)? Che fine faranno i nostri 4 Regolamenti?

Duro ammetterlo solo ora: la riforma Gelmini non ha migliorato l’Università pubblica. E la sua applicazione non è da meno. La didattica e la ricerca all’’Università della Calabria si sviluppano in seno ad un vuoto di responsabilità. Gli stessi attori di questo cambiamento, non possono non ammettere che stanno navigando a vista.

Veniamo da una situazione in cui la trasparenza è stata un lusso che nessuno si è concesso, nonostante le norme e suoi criteri criteri fossero noti da almeno un anno. E’ calata una coltre di silenzio e tutte le decisioni sono state prese in riunioni sempre più ristrette per rispondere a interessi sempre più frazionati, spesso in aperto contrasto tra loro.

Volendo essere cinici, l’unico merito della riforma Gelmini finora è stato quello di svelare che chi gestisce oggi l’università non ha una strategia per servire gli studenti e il territorio, non ha obiettivi etici da raggiungere.

Non possiamo continuare a vivere in questa situazione di emergenza e cercare di trovare il modo per raggiungere le caratteristiche imposte dal Ministero. Questa strategia si è dimostrata abbondantemente fallimentare. Ora ce ne serve un’altra: la partecipazione. Se manca una idea fondante di università, dobbiamo ricostruirla dal basso, correggendo le storture di questa realtà.

Non solo. Noi studenti non possiamo continuare ad essere l’oggetto dell’istruzione. Non possiamo continuare a trascurare il futuro di decine di migliaia di giovani che vivono questa università e che ne devono essere i reali protagonisti.

Gli studenti devono diventare il soggetto e non l’oggetto della Didattica. Perché non dovremmo esprimerci sull’organizzazione degli insegnamenti e dei corsi di laurea di questa università? Perché ci vogliono tenere all’oscuro delle decisioni e delle regole che riguardano l’UniCal?

Per questo chiediamo formalmente che nella seduta del Senato Accademico di domani giovedì 21 febbraio venga rimandata la discussione prevista per l’organizzazione dell’offerta formativa. E chiediamo ai Direttori di Dipartimento e agli organi preposti che venga finalmente avviata una discussione pubblica all’inerno dei Dipartimenti, rimandando la decisione finale ad un Corpo Accademico allargato a tutta la comunità accademica.

Laboratorio Politico P2 Occupata

 

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Un pessimo San Valentino per gli spazi sociali dello Stretto

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dal sito del csoa Cartella

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Nel solidarizzare con gli occupanti del Teatro Pinelli di Messina
denunciamo l’ennesima provocazione subita
e lanciamo un 25 aprile di lotta contro il silenzio di Palazzo San Giorgio

Un San Valentino che non ha portato bene. Nell’area dello Stretto, gli innamorati dell’idea che si possa costruire una società migliore attraverso l’autorganizzazione e la partecipazione orizzontale, non hanno avuto granché da festeggiare. Prosegui la lettura »

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16 Febbraio tutti a Sibari: la Presa del Treno Perduto, Atto II

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SABATO 16 FEBBRAIO

Appuntamento alla stazione di Sibari per le ore 9.00

Concentramento UNICAL alla Stazione di Castiglione Cosentino per le  ore 7.00

Vai al sito di Terra e Popolo

Vai all’evento facebook

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TRASPORTI UNICAL: COSTI PIU’ ALTI, SERVIZI INEFFICIENTI: CHE FINE FANNO I NOSTRI SOLDI?

Gli studenti e i pendolari sono tra i principali utilizzatori del trasporto pubblico. Nonostante ciò, non c’è differenza di trattamento tra questi e tutti gli altri passeggeri nella fruizione del “dis-servizio”.

A qualsiasi calabrese, risulta impossibile da spiegare il costo decisamente esoso e crescente di un servizio inefficiente che continua a peggiorare. Ancor meno ce lo spieghiamo noi studenti che dovremmo essere agevolati per i finanziamenti stanziati al trasporto pubblico locale per via del diritto allo studio. Un costo sproporzionato allo scempio che ogni giorno abbiamo sotto gli occhi.

Non bastano fermate fantasma, poche carrozze del dopoguerra e numeri che farebbero impallidire i trasportatori di bestiame a rendere l’assurdità della vicenda. Seguire i corsi e affrontare la carriera universitaria diventa ancora più difficile se dobbiamo scontrarci con orari impossibili e mezzi di trasporto per nulla affidabili. Raggiungere la nostra università dalle diverse parti della Calabria è sempre più complicato.

Per limitarci alla vita nel campus, noi universitari abbiamo assistito direttamente, in pochi anni e senza miglioramento del servizio, allo straordinario aumento del servizio. Infatti fino ad ora:

 – il biglietto da un’ora da 0.77 a 1.20 e quello giornaliero da 1.55 a 3.00;

 – l’abbonamento mensile che passa da 18 a 25.

Come se ciò non bastasse, l’abbonamento annuale di 100, che garantiva un forte risparmio, è stato cancellato. Il motivo di ciò risulta chiaro grazie alla semplice operazione della moltiplicazione :12 mesi x l’abbonamento mensile di 25  = 300  che garantiscono un guadagno netto di 200.

A fronte di tutto ciò, l’unico “miglioramento del servizio” si può misurare nell’aumento delle multe.

Chi ci garantisce un adeguato servizio? Anche i semplici “punti informazione” e le biglietterie sono diventati oasi nel deserto. Dove comprare il biglietto quando i bar convenzionati terminano le loro scorte o sono chiusi? Come spiegare al controllore che ti fa la multa che non hai avuto la possibilità di comprare il biglietto?

In più, l’organizzazione delle corse ci risulta del tutto lontana dai bisogni degli studenti e dei cittadini tutti. I pullman che collegano l’università al resto della città passano ad intervalli di un’ora e spesso concentrati in pochi minuti. Per non parlare poi del trasporto notturno che sostanzialmente viene a mancare in tutta la città dopo le 21:00 e della domenica in cui anche le circolari passano ogni ora ed è praticamente impossibile procurarsi un biglietto. Con questa organizzazione delle tratte l’università risulta essere praticamente isolata. Ricordiamoci che lo studente non vive solo di libri ma anche di relazioni sociali e pertanto diventa ancora più importante il diritto alla mobilità.

Con gran sorpresa di tutti, il trasporto pubblico calabrese, sia su gomma che su rotaie, viene a costare alla Regione Calabria circa 2/km e si classifica tra i più cari in Italia.

Di chi è la responsabilità? Sappiamo che le aziende avrebbero, da subito, la possibilità di offrire un servizio più efficiente e meno costoso, ma chi ne ha la responsabilità diretta è sicuramente la Regione Calabria che in questi anni non ha, di fatto, messo a punto una pianificazione adeguata del Trasporto Pubblico Locale. L’incompetenza o il malaffare producono un aggravamento delle già non rosee condizioni economiche delle famiglie calabresi.

Noi studenti non possiamo più sopportare questa situazione. Chiediamo che  venga finalmente costruito un piano sui trasporti a partire da un confronto reale tra cittadini tutti, Regione e anche l’Università della Calabria che fin’ora è stata fin troppo silenziosa a riguardo.

Questo è un obiettivo che non dobbiamo perseguire da soli perché il diritto alla mobilità non è un bisogno di tutti. Per questo dobbiamo unirci in difesa della mobilità pubblica per contrastare la speculazione e far valere i nostri diritti.

Laboratorio Politico P2*Occupata

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