Articoli con tag repressione

2 giugno per il Coreano

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Csoa Cartella: il nostro “modello Reggio”

(15maggio)

Le fiamme non possono bruciare dieci anni di coraggio e lotta. Nella nostra regione, in cui l’omertà e la sottomisione sono il pane quotidiano, un laboratorio sociale dove si prende forza insieme per alzare la testa è molto scomodo.

Chi vuole conservare il proprio potere non può tollerare palestre di libertà e condivisione. Eppure, con l’aggravarsi dei morsi della crisi, sono proprio questi i luoghi che ci permettono di capire chi questa crisi l’ha provocata e come fare per uscirne. Creare dal disagio un percorso comune.

Per questo ci toccano da vicino le intimidazioni e l’incendio che ieri notte ha colpito il C.S.O.A. Cartella. Perché ci sentiamo parte di un percorso in cui ci uniscono le nostre idee. Ed è appunto per questo che siamo certi che, nonostante questo duro colpo, continueremo insieme a lottare per la nostra terra.

Non potete fermare il vento,

potete solo fargli perdere tempo”

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Il movimento non si arresta!

(26 gennaio)

Tutte le grandi scelte (legislative, economiche, ambientali) a cui stiamo assistendo si basano sull’imposizione di una piccola minoranza di amministratori o speculatori sul resto della popolazione. E’ stato così per le riforme all’istruzione della Gelmini (e non solo), per la riforma del mondo del lavoro operata da Marchionne, per la pianificazione in tema di ambiente e servizi (Tav, ponte sullo stretto, ecc..).

Loro la chiamano “crisi”, ma non è altro che un modo per sacrificare i diritti e le garanzie dei cittadini sull’altare del profitto. Pensioni, salari, contratti dei lavoratori sono sotto un attacco senza tregua; e con loro, attraverso i soliti squallidi ricatti, il diritto allo studio, alla salute, il diritto ad un futuro migliore. Prosegui la lettura »

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L’UNICAL in EMERGENZA DEMOCRATICA

 

Aprile 2011. Tanti studenti, come sempre, che hanno bisogno di luoghi di aggregazione, di studio e di confronto. Questo è il minimo: l'Aula P2 è anche sede di assemblee di studenti e ricercatori, iniziative politiche e culturali.

L’Università della Calabria è in preda all’autoritarismo estivo del Rettore.

Dopo quanto accaduto al Filorosso, questa mattina gli studenti che gestiscono un’aula nella Facoltà di Economia battezzata LSA Assalto, senza alcun preavviso, hanno trovato gli operai di una ditta di manutenzione a ridipingere lo spazio che ha ospitato iniziative e dibattiti fino alla fine di Luglio. Ma che questa amministrazione non avesse alcun rispetto per le istanze degli studenti che non sono allineati alla linea aziendalistica e accentratrice del rettore, lo sapevamo già.

La novità è che, probabilmente, il Magnifico non ha più rispetto neanche delle istituzioni dello stesso Ateneo che presiede.

Abbiamo registrato l’intrusione di ignoti, accompagnati dal personale di sicurezza del campus, nell’aula P2 Occupata, i quali hanno hanno cambiato la serratura senza che il collettivo ne fosse stato in alcun modo informato, nonostante lo spazio fosse ufficialmente concesso dalla Facoltà di Ingegneria fin dal 3 Novembre 2008.

Il collettivo, in accordo con la Facoltà, ha inoltre rapporti continui e documentati con gli uffici amministrativi della stessa, del Dipartimento e dell’Ateneo. Il rispetto delle istituzioni ripetutamente ostentato dal Magnifico, è sempre stato strumentale al suo dispotismo ed autoritarismo. Quello stesso autoritarismo che lo ha portato a non rispettare la Facoltà di Ingegneria e le responsabilità assunte da studenti ed altre istituzioni.

Come studenti, del resto, abbiamo sempre avuto la presunzione di dichiarare lo spazio occupato, per il semplice fatto di non essere disposti a rinunciarvi qualora gli accordi con gli enti preposti venissero meno, ma mai ci saremmo aspettati di registrare un tale abuso di potere da parte un’alta istituzione dell’Ateneo.

Politicamente il significato di quanto accaduto è chiaro: si tenta di reprimere ogni forma di espressione non allineata all’ideologia dominante e ostile alla casta accademica e del Rettore. Pensare che questo, qualche tempo fa, dichiarò ipocritamente rivolgendosi agli studenti: “questo è un paese diverso dall’Iran”. Ribadiamo che l’unico occupante di questa Università è proprio chi, come un Rais o un sultano, occupa la poltrona più alta dell’ateneo da 12 anni, attraverso relazioni particolari e leggi ad personam.

A tal proposito rivendichiamo con orgoglio l’ostilità di questa amministrazione e della burocrazia delle associazioni studentesche, unici soggetti contrari alla gestione del nostro spazio, a cui casualmente verrà concessa la gestione di un centro di aggregazione costato fior di soldi pubblici, e che casualmente continuano ad appoggiare sistematicamente le posizioni del rettore in Commissione Statuto. Se questa è la “rappresentanza democratica” dell’Università, ancora una volta siamo orgogliosi di non farne parte.

Per evitare ulteriori abusi, gli studenti sporgeranno formale denuncia nei confronti di chi si è introdotto illecitamente nello spazio da essi gestito, e presidieranno l’Aula anche nel mese d’Agosto.

Laboratorio Politico P2 Occupata

Cubo 40 C, Università della Calabria, Rende (CS)

info: p2occupata@inventati.org

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Per la terza volta l’Ateneo in mano alla polizia

RENDE, 5 Agosto 2011 _ Comunicato Stampa

Per la terza volta l’Ateneo in mano alla polizia

L’idea di posti occupati che finiscono per diventare locali e sale concerti non ci ha mai esaltato.

Questo non giustifica, però, l’inaccettabile presenza, ancora una volta, di forze dell’ordine in tenuta antisommossa nel campus, per la terza volta dopo la visita del presidente Napolitano e dopo la ridicola messa in scena a Gennaio di quest’anno, di fronte all’Aula Magna.

Si tratta della volontà evidente dell’unico occupante dell’Unical con cui non solidarizziamo: il Rettore Latorre. Egli infatti occupa la poltrona più alta dell’Ateneo da 12 anni grazie ad una fitta rete di “relazioni” e modifiche dello statuto ad personam, avvinghiato al proprio potere e probabilmente in attesa di collocazione politica. È esemplificativo dell’alto profilo di questa amministrazione l’aver dovuto pianificare un’azione paramilitare di smantellamento di una struttura nel deserto di Agosto: quanta autorevolezza!

La burocrazia del Rettore, che si snoda fino alle fittizie associazioni studentesche, occupa spazi sterminati, ha sempre una corsia preferenziale per aggirare le regole dell’Ateneo ed ottiene di continuo finanziamenti per progetti che non hanno nessuna rilevanza didattica, sociale, culturale: basta andare a controllare i bilanci dell’Ateneo per averne conferma.

Ora basta. Non è più accettabile la presenza delle forze dell’ordine all’interno del campus per i giochi di potere o addirittura di propaganda del Rettore, come accaduto a Gennaio. Come Laboratorio Politico sfidiamo Latorre. Pianifichi lo sgombero dello spazio che occupiamo dal 2008, ma abbia il coraggio di farlo ad Ottobre e di venire a spiegarcelo di persona: non troverà un concerto. Troverà centinaia di studenti, a tutte le ore, che svolgono le attività culturali, di recupero didattico e di socialità per cui il CDA paga fior di quattrini a quegli stessi soggetti che poi, negli organi decisionali, votano sempre e comunque secondo indicazione del rettore: si vedano i resoconti della famigerata Commissione Statuto.

Ci appelliamo a tutte le forze democratiche dell’Ateneo e della Città, affinché si uniscano alla nostra denuncia: il Campus non deve ricevere mai più visite di armigeri in corazza e manganello, il Rettore e la sua Amministrazione non possono gestire il Campus come se fosse il proprio giardino personale.

Laboratorio Politico P2 Occupata

 

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Solidarietà ai compagni di Firenze

78 indagati, 22 misure cautelari, nello specifico 5 arresti domiciliari e 17 obblighi di firma. È questo il prodotto della retata realizzata il 4 maggio a Firenze. Gli attori sono Digos, Ucigos e AISI, vale a dire tutti gli apparati statali dediti più nello specifico alla repressione. I capi d’imputazione sono diversi e svariati. Il più assurdo è sicuramente quello di “associazione a delinquere”: sminuire il conflitto politico al grado di delinquenza comune è il chiaro segno della volontà delle forze della repressione.

Al centro dell’attacco c’è proprio il conflitto. In una società che si vorrebbe senza tensioni sociali, in cui tutti i soggetti istituzionali ed affini parlano di pace e armonia sociale nonostante viviamo un periodo di durissimo attacco ai diritti, alle condizioni di vita e alle prospettive future, bisogna cercare di mettere a tacere le voci e fermare i corpi di chi parla e pratica il conflitto. Ed allora colpire in primis il movimento studentesco, che è stato capace di mettere in campo durante lo scorso autunno una determinazione ed una radicalità che hanno sorpreso molti in tutta la penisola, ponendosi anche come interlocutore per lotte che trascendono gli angusti confini dei nostri atenei, può diventare una priorità.

 

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